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Pisa, 50 anni di trapianti e l’eredità di Franco Mosca

Il direttore della Chirurgia vascolare, professor Mauro Ferrari, ricorda il pioniere e il maestro: "Questo prestigioso traguardo è il frutto del suo instancabile impegno"

La Chirurgia vascolare dell’Aoup è un altro fiore all’occhiello della nostra sanità tant’è che è Centro di riferimento Regionale per la Chirurgia endovascolare. Dal 1997 è diretta dal professor Mauro Ferrari che è stato insignito dell’Ordine del Cherubino ed è nel comitato scientifico della Fondazione Arpa. Ferrari, di origini livornesi, è cresciuto nella scuola di Mario Selli e Franco Mosca e ha avuto in quest’ultimo il proprio mentore. "Da studente di medicina – ricorda Ferrari – frequentavo come altri studenti le corsie ospedaliere o chirurgiche. Si iniziava presto ad andare sul campo. Fui affidato al dottor Mosca, sì a quell’epoca era ancora dottore ma aveva in sé il carisma e la competenza che sarebbero sbocciati di lì a poco. Con lui a fianco, ho fatto tutto il cursus honorum; prima la laurea, poi la specializzazione, poi la ricerca fino a diventare docente. Già, io e il professor Mosca eravamo diventati colleghi. Colleghi sì, ma ho sempre avuto un certo imbarazzo ad essere accostato a Mosca vista la caratura della personalità. Posso dire che il nostro rapporto non si è mai interrotto, si è solo evoluto nel tempo fino ad un mese dalla sua scomparsa quando lo andai a trovare a casa".

Visto che si sono celebrati da poco i 50 anni dell’attività di trapianti della nostra azienda ospedaliera, non si può prescindere dal fulcro attorno cui si è sviluppata quell’attività pionieristica, e quel fulcro è Franco Mosca. E a ricordare quel periodo è proprio Mauro Ferrari (entrambi nella foto): "Ricordo bene un evento preciso, quando cioè il testimone nei trapianti renali passò a Mario Carmellini e da lui a Ugo Boggi, ma ricordo altrettanto bene quando Mosca riattivò nel 1982, il programma di trapianto renale, dopo che Mario Selli lo aveva acceso nel 1972, 50 anni fa. Il gruppo diretto da Mosca, la cui sede era presso la ‘Patologia Chirurgica’, si trasferiva presso la ‘Clinica Chirurgica’, perché le sale operatorie della ‘Patologia Chirurgica’ non erano abilitate per eseguire il trapianto renale. A quei tempi, ero spesso io ad aiutare Mosca. Ricordo l’impegno con il quale egli dirigeva e motivava tutto il gruppo e la determinazione con la quale poneva in evidenza Pisa all’interno del programma nazionale dei trapianti. Ogni volta che giungeva la notizia di un possibile trapianto, tutto il meccanismo si attivava e lui pretendeva che non ci fosse la minima incertezza in nessuna delle fasi di attivazione e allertamento del possibile ricevente, accertamento della compatibilità donatore-ricevente, preparazione della sala operatoria. Tutti coinvolti e tutti ‘ventre a terra’, come amava dire. La sensazione era che quello fosse l’unico scopo della sua vita: però, standogli vicino, si capiva che metteva lo stesso impegno per altri progetti, tutti affrontati con lo spirito cui faceva riferimento Boggi, cioè da ‘Chirurgo’, non da uno che fa il chirurgo ed altro. Voglio aggiungere che Mosca è riuscito, cosa unica e rara, a coinvolgere l’intera società civile nelle sue iniziative".

Veniamo all’attività dei trapianti di fegato. "Non ci sarebbe stato il programma dei trapianti epatici a Pisa senza Mosca. Vincenzo Passarelli, presidente dell’Aido locale all’epoca disse: "Senza di lui, senza la sua determinazione, l’autorizzazione non si sarebbe ottenuta ed i trapianti di fegato a Pisa non sarebbero stati fatti". Domani Franco Mosca avrebbe compiuto 80 anni.

Carlo Venturini