
di Francesco Paletti
Tomei, Palla, Luperini, Bachlechner, Rapalini, Renzoni, Pallavicini, Nosè, Pecori, Falchi e Colombini. Non la rammenterà quasi più nessuno questa formazione. Nemmeno, probabilmente, fra i più attenti cultori di storia nerazzurra. Perchè ci sono delle imprese che rivivono anche a distanza di decenni nella memoria collettiva della tifoseria e altre che finiscono a ingiallire insieme alle pagine dei giornali che le hanno raccontate. Eppure il sostantivo "impresa" è tutt’altro che sprecato per raccontare che cosa combinò quel manipolo di ragazzotti forgiato dalle mani sapienti di quel maestro di calcio che porta il nome di Roberto Balestri, pisano doc, amatissimo lontano dalla sua città, quasi dimenticato all’ombra della Torre. Basta scorrere la scarna bacheca del settore giovanile nerazzurro per rendersene conto: per trovare un alloro nazionale bisogna andare indietro esattamente di mezzo secolo. Dopo non ce ne sono stati altri. E nemmeno prima.
Ecco perchè quella compiuta da quel manipolo di ragazzotti il 7 giugno 1972 a Forte dei Marmi è un’impresa storica: il Pisa vince la finale contro l’Olbia (3-0) e si aggiudica il Trofeo nazionale "Dante Berretti" conquistando l’unico titolo nazionale delle giovanili nerazzurre. "In panchina, invero, c’era Filippelli, ma solo perchè Balestri fu chiamato al capezzale della prima squadra che navigava in cattive acque: ma cambia poco, quella squadra la costruì lui" racconta Maurizio Colombini, il bomber di quella squadra, autore di una doppietta anche nella finalissima. "In realtà io ero soltanto bravino nel gioco aereo, la mia fortuna era giocare con Roberto Pallavicini: il nome non dirà nulla nessuno, ma vi assicuro che piedi come il suo, nella capacità di arrivare sul fondo e mettere la palla al centro, farebbero invidia anche in serie A". Di quella squadra, invero, l’unico che dopo riuscirà a ritagliarsi uno spazio di riguardo nel calcio che conta fu Klaus Bachlechner, uno che, però, era a Pisa di passaggio, in prestito dal Verona dove tornerà subito l’anno dopo, ed era già nel giro della prima squadra (per lui 204 partite in serie A con le maglie di Verona, Inter e Bologna). Tanti altri, però, si ritaglieranno un posto di riguardo nella storia del Pisa della prima metà degli anni ‘70. Basti citare Massimo Luperini e Fabrizio Rapalini, rispettivamente, 227 e 188 partite giocate con la maglia nerazzurra. Ma anche Tiberio Palla (4 campionati fra il ‘72 e il ‘75) e Pietro Tomei (6 stagioni nel Pisa fra il ‘71 e il ‘77) che poi, invero, nell’Olimpo del calcio ci arriverà, ma come direttore sportivo.