Pisa, 2 aprile 2015- Polvere d’osso per curare l’epilessia e altri disturbi della mente: è questa la soluzione al mistero del cranio con 16 fori presente tra le reliquie dei martiri di Otranto, gli 813 abitanti della cittadina pugliese massacrati il 14 agosto 1480 dalle milizie turche, guidate da Gedik Ahmet Pascià, perché rifiutarono di convertirsi all’Islam. Il team dell’Università di Pisa, guidato dal professor Gino Fornaciari, ha svelato le ragioni della misteriosa trapanazione multipla incrociando le analisi sui resti scheletrici con i testi di storia della medicina.
“È stato difficile risalire alle ragioni di questa pratica – spiega la dottoressa Valentina Giuffra, autrice dello studio, pubblicato sull'importante Journal of Ethnopharmacology e ripreso anche da Discovery News – Inizialmente abbiamo preso in considerazione diverse ipotesi, tutte però poco convincenti. Ad esempio una procedura per ricavare reliquie in forma di polvere d’osso non era plausibile, considerando le migliaia di ossa, di piccole e grandi dimensioni, appartenenti ai martiri che potevano essere facilmente prelevate e distribuite come reliquia”. La chiave di volta per chiarire il mistero l’ha fornita l’analisi dei testi di storia della medicina di epoca moderna: “I testi riferiscono l’uso di polvere di cranio umano come ingrediente per la cura dell’epilessia e di altri disturbi per i quali non esisteva una spiegazione razionale – continua Valentina Giuffra – La testa era considerata la parte più importante del corpo umano, un capolavoro della creazione, depositaria di forze spirituali invisibili che si conserverebbero anche dopo la morte. A tal proposito alcuni autori del XVIII secolo suggeriscono proprio l’utilizzo dell’osso polverizzato di individui deceduti di morte violenta e non sepolti, come è appunto il caso dei martiri di Otranto. Pertanto il cranio di Otranto rappresenta un’evidenza unica di trapanazione multipla effettuata per ottenere polvere d’osso da usare come ingrediente in preparazioni terapeutiche”.
Le reliquie degli abitanti della cittadina pugliese sono conservate nella Cappella dei Martiri della cattedrale di Otranto, dove furono trasferiti un anno dopo l’eccidio. Tra i resti scheletrici, disposti dietro cinque grandi vetrate, era stata notata la presenza di una calotta cranica con ben 16 perforazioni perfettamente rotondeggianti e di varie dimensioni. Di queste, 8 attraversano tutto lo spessore del tavolato cranico, mentre 8 sono perforazioni incomplete che non raggiungono il tavolato interno. L’assenza di reazione ossea intorno alle lesioni indica un intervento praticato al momento della morte o dopo la morte dell’individuo. “Le lesioni sono il risultato di una trapanazione multipla effettuata con uno strumento dotato di una grande punta arrotondata – conclude Giuffra – questo tipo di strumento non poteva produrre rondelle ossee, ma solo polvere d’osso”. I martiri di Otranto sono stati beatificati nel 1771 e canonizzati il 12 maggio 2013 da Papa Francesco.