Pisa, 29 marzo 2024 – La Scuola Normale di Pisa chiede di rivalutare il bando Maeci (ministero Affari esteri) Italia-Israele. Nella mozione approvata dal Senato accademico martedì scorso, al punto 5 si legge che la Normale “chiede al Maeci, alla luce dei principi sopra richiamati, di riconsiderare il 'Bando Scientifico 2024' emesso il 21 novembre 2023 in attuazione dell'accordo di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica Italia-Israele”.
La richiesta di riconsiderare il bando Maeci è stata fatta dagli studenti. La mozione è stata poi approvata a maggioranza dalle componenti del Senato accademico. Nel testo la Normale, “richiamando integralmente i contenuti della mozione approvata dal Senato Accademico il 28 novembre 2023, rinnova con forza, anche alla luce della risoluzione Onu del 25 marzo 2024, la richiesta di rilascio degli ostaggi e di un immediato cessate il fuoco nella striscia di Gaza al fine di scongiurare l'ulteriore aggravarsi di una situazione umanitaria ormai disperata, che si configura ogni giorno di più come un'inaccettabile forma di punizione collettiva della popolazione palestinese”.
“Oggi, in circostanze di eccezionale e crescente gravità - si spiega poi - la Scuola Normale Superiore ritiene di essere chiamata, insieme a tutta la comunità scientifica internazionale, non solo ad attestare concretamente la propria solidarietà, ma anche a riflettere criticamente ad ampio raggio sulle ramificazioni del proprio lavoro. A tal fine la Scuola afferma la necessità di ispirare le attività di ricerca e di insegnamento al rispetto dell'articolo 11 della Costituzione “che prescrive il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” e “in coerenza con il dettato costituzionale”, si impegna “a esercitare la massima cautela e diligenza nel valutare accordi istituzionali e proposte di collaborazione scientifica che possano attenere allo sviluppo di tecnologie utilizzabili per scopi militari e alla messa in atto di forme di oppressione, discriminazione o aggressione a danno della popolazione civile, come avviene in questo momento nella striscia di Gaza”.
Chiede poi al Maeci e al Mur "di assicurare alla comunità scientifica che tutti i bandi e i progetti da essi promossi per favorire la cooperazione industriale, scientifica e tecnologica con altri stati rispettino rigorosamente i principi costituzionali, con particolare riferimento all'art.11” e al Maeci appunto, “alla luce dei principi sopra richiamati, di riconsiderare il 'Bando Scientifico 2024' emesso in attuazione dell'Accordo di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica Italia-Israele”.
Ancora la Normale "si impegna a promuovere il confronto e il dialogo tra tutte le componenti della sua comunità sugli sviluppi della situazione in Palestina chiedendo al direttore di convocare entro la fine di aprile un'assemblea generale dedicata al tema e di favorire altre iniziative» e conferisce al direttore il mandato di farsi portavoce in ogni sede istituzionale, e in particolare presso il Mur, il Maeci e la Crui, delle posizioni espresse nella presente mozione”.
"Al netto dei termini utilizzati la mozione del Senato accademico ci soddisfa pienamente dal punto di vista politico perché accoglie la nostra tesi e invita con chiarezza ad attuare la nostra Costituzione che ripudia la guerra”. Lo ha detto Claudio Tongiorgi, esponente del collettivo studentesco della Normale commentando la mozione approvata dal Senato normalista. “È una presa di distanza netta della nostra istituzione accademica da quel bando - ha aggiunto lo studente - e in piena sintonia con quanto era già stato deliberato dall'Università di Torino. Non a caso il bando in questione è già stato rimosso anche dal sito internet della Normale per una implicita presa d'atto che quella collaborazione scientifica rischia di aprire scenari dual use e ad acuire le politiche coloniali di Israele in Palestina. Con questa pronuncia del Senato la Normale si impegna a evitare ogni forma di collaborazione con la filiera bellica e la produzione, considerata la gravità della situazione, di tecnologie a scopi militari o di oppressione della popolazione civile, con particolare riferimento alla situazione a Gaza”.