ELEONORA MANCINI
Cronaca

«Tombaroli? Macché, noi salviamo la storia»

L’hobby del metal detector, divertimento con etica. Il gruppo pisano: «Studiamo mappe e ascoltiamo vecchie storie. E troviamo di tutto»

Un amatore col metal detector

PISA, 15 ottobre 2019 -  «Pregava? ». «Sì, pregava Sant’Antonio perché fa ritrovare gli ombrelli smarriti e altri oggetti …», scriveva Eugenio Montale. C’è però anche qualcuno in carne e ossa che offre questo ‘servizio’, già da diversi anni, ed è la parte sana, positiva e, perché no, socialmente utile, di quella moltitudine che, in giro per l’Italia, si può incontrare mentre imbraccia il metal detector e ascolta nelle cuffie il suono della terra. Spesso associati con i tombaroli, gli appassionati di metal detector da sempre son costretti a fare i conti con questa etichetta negativa. «I tombaroli rubano la storia, noi vogliamo ricostruirla a piccoli pezzi e abbiamo un’etica», spiega Francesco Nobili, amministratore del gruppo facebook ‘Metal detector Pisa Toscana cerca metalli’. Anche Nobili, come decine di migliaia di appassionati, fa parte della associazione nazionale ‘Sos Metal Detector Nazionale Oggetti smarriti’, fondata neanche un anno fa, dall’ex poliziotto, Luciano Diletti, con lo scopo di istituzionalizzare quello che a tutti gli effetti è diventato un servizio sociale e gratuito. «La gente ci chiamava per ritrovare fedi, mazzi di chiavi, oggetti metallici – racconta Diletti –, sia sottoterra che sott’acqua. Facciamo centinaia di interventi, sempre gratis, e abbiamo diverse le collaborazioni anche con il nucleo tutela dei carabinieri, associazioni e trasmissioni che cercano persone scomparse, e con istituzioni nel campo della ricerca». «Il metal detector mi ha salvato la vita – confessa Diletti –. Per motivi di salute dovevo fare attività fisica, ma non ne avevo voglia. Uscire a fare ricerche mi ha motivato e, grazie alle lunghe camminate, mi ha aiutato a star meglio».

C’è chi va a caccia o chi fa trekking, e c’è chi di domenica o nel tempo libero si diverte a fare gite con ildetector. Perché e con quale scopo? «Per spirito di curiosità – racconta Francesco Nobili, che da otto anni batte campi e boschi fra Pisa e Lucca –. La passione per la storia mi ha spinto a comprare un metal e, studiando mappe, documenti e ascoltando anche i racconti degli anziani, a mettermi sulle tracce di accampamenti, insediamenti o luoghi di battaglie». Trovare monete, medaglie, oggetti con una storia è la piccola ricompensa dei cercatori che, il più delle volte, si imbattono in spazzatura anche ‘vintage’: tappi, lattine, pezzi di ferro. E così sono nati anche progetti con scuole e Comuni dedicati all’ambiente e all’educazione.

Ma esiste un’etica per tutti i cercatori, spiega Luca Beraglia, da cinque anni attivo fra Pisa e Lucca: «Tutto quello che si trova sottoterra, per legge, appartiene allo Stato e, nel caso ritrovamento fortuito, deve essere consegnato alle autorità. La ricerca archeologica volontaria è vietata e tutti noi amanti del metal conosciamo leggi e vincoli. Gli spazi nei quali ci muoviamo sono campi, boschi, terreni pubblici; se entriamo in proprietà private, chiediamo il permesso». Soli o in gruppo è bene munirsi di zaino, torcia, kit di pronto soccorso, e poi pala e picozza. «Nei nostri territori non è raro imbattersi in ordigni, bisogna fare attenzione». La sensibilità di un apparecchio può raggiungere fino a un metro sottoterra. Chi va col metal alleni l’orecchio e non speri di arricchirsi: oro e ferro hanno un suono e un indicatore numerico molto simile e chiodi arrugginiti e spazzatura sono il “bottino” più frequente per i cercatori. © RIPRODUZIONE RISERVATA