REDAZIONE PISA

I pisani più longevi. “Ormai anziani solo a ultra 75 anni”, i consigli del geriatra

Il professor Fabio Monzani: “Non bisogna guardare l’età anagrafica. Importante la qualità di vita che dipende dalla salute ma anche dal contesto. Sì all’invecchiamento attivo, pensare al proprio benessere già da giovani”

Il professor Fabio Monzani, geriatra

Il professor Fabio Monzani, geriatra

Pisa, 19 marzo 2025 – Dicono che “l’età sia solo un numero” e la popolazione più longeva di Pisa lo sa bene. La Toscana è una delle regioni d’Italia con una delle aspettative di vita più alte, che si attesta a 84 anni per le donne e tra gli 81 e gli 82 anni per gli uomini. Oggi, in un’Italia sempre più anziana, il concetto di vecchiaia è diventato relativo. “In geriatria, un tempo si tendeva a identificare il paziente anziano con un ultrasessantacinquenne, ma ormai questa definizione non corrisponde più alla realtà. I sessantenni di oggi sono persone attive e con una qualità della vita paragonabile a quella di un cinquantenne. Proprio per questo, si è deciso di alzare la soglia del paziente geriatrico agli ultrasettantacinquenni. Su questa scelta si aprì anche una polemica: qualcuno sostenne che l’innalzamento della soglia fosse stato fatto apposta per ritardare le pensioni”, spiega il professor Fabio Monzani, geriatra.

Come valutare l’età?

"Non bisogna guardare tanto a quella anagrafica, quanto a quella biologica: un 80enne, ad esempio, può essere perfettamente autonomo, robusto e con uno stato cognitivo conservato. Dobbiamo invece prestare attenzione alla fragilità, ovvero a quei soggetti che, pur potendo ancora camminare e muoversi, hanno un equilibrio precario e poche risorse per rispondere a eventuali infezioni”.

Da cosa dipende la fragilità?

"Da diversi fattori, come l’età avanzata o la presenza di malattie non controllate, e chi ne è affetto necessita di maggiore assistenza sociale. I fragili hanno una ridotta riserva funzionale, hanno ad esempio ridotta velocità nel cammino e necessitano di ausili”.

A Pisa, le persone ultrasessantenni sono 105mila e il numero è destinato a crescere.

"Non è tanto il dato numerico a essere rilevante, quanto la distinzione tra soggetti robusti e fragili, anche dal punto di vista politico-sociale. La qualità della vita di un ultrasessantenne o ultrasettantenne dipende anche dal contesto: se vive in famiglia o in una città con una buona rete di servizi, il suo benessere ne risentirà positivamente. L’aspettativa di vita, quindi, deve essere considerata in relazione alla qualità della vita: un 80enne in buona salute può avere davanti a sé anche più di dieci anni di vita attiva”.

I segreti di un buon invecchiamento?

"In geriatria distinguiamo tra ‘invecchiamento accelerato’ e ‘invecchiamento attivo’. La perdita progressiva di efficienza degli organi è un fenomeno naturale, ma esistono strategie per rallentare questo processo e invecchiare in modo sano. È fondamentale pensare al proprio benessere già da giovani, ma si può sempre iniziare a qualsiasi età. Anche la genetica ha il suo peso, ma lo stile di vita è ancora più determinante. La chiave è una ‘mens sana in corpore sano’: praticare attività fisica quotidiana aerobica, come camminare o nuotare, seguire una dieta sana e varia, preferibilmente mediterranea, con un adeguato apporto proteico, fondamentale soprattutto per gli anziani. Spesso gli ultrasettantacinquenni seguono diete poco equilibrate, talvolta a causa di difficoltà economiche. È altrettanto importante che l’alimentazione non sia eccessiva".

Anche il cervello va allenato.

"Molte persone, una volta in pensione, smettono di coltivare interessi e relazioni, quando invece sarebbe essenziale leggere, socializzare e dedicarsi ad attività ludiche. Anche la salute mentale gioca un ruolo fondamentale: un soggetto con deficit cognitivi, ad esempio, perde progressivamente la propria autonomia, e la demenza ostacola un invecchiamento attivo. È rilevante anche l’aspetto psico-comportamentale: spesso i disturbi del comportamento vengono affrontati con una terapia farmacologica, che invece dovrebbe essere ritardata il più possibile”.