Rispetto. Ecco la parola più usata dal maestro e regista Pier Luigi Pizzi: rispetto per la musica e il libretto dell’opera; rispetto per qualsiasi pubblico dalla Scala di Milano al Verdi di Pisa. Grande firma del panorama internazionale il 93enne Pizzi firma la regia de "L’incoronazione di Poppea" di Claudio Monteverdi, dramma per musica in un prologo e tre atti che andrà in scena al Verdi il 12 gennaio alle 20,30 e il 14 gennaio alle 15,30.
Il ‘Sole 24 Ore’ ha votato questo spettacolo come il migliore del 2023. Secondo lei perché?
"Beh, in primo luogo siamo di fronte ad un’opera fondamentale, ma difficile e poco rappresentata. La produzione nata felicemente al Festival Monteverdi di Cremona ha riscosso anche a Pavia grande successo. Ci auguriamo che altrettanti consensi si registrino anche a Pisa e poi a Ravenna".
Che cosa dobbiamo aspettarci?
"Un capolavoro assoluto. Accanto a tessuto musicale di grande genialità troviamo un testo brillante firmato da Giovan Francesco Busenello, talentuoso poeta veneziano. Un testo poetico e di grandissima attualità. I personaggi che si alternano sulla scena sono nostri contemporanei: in essi possiamo rivedere la nostra società e perfino noi stessi. Per di più...".
Che cosa?
"Il libretto assume posizioni forti e affatto usuali. Mi spiego: il trionfo del male sul bene, la vittoria del vizio sulle virtù. Si tratta di concetti non propriamente ovvi e che fanno riflettere. "L’incoronazione di Poppea" ci parla di un potere così forte che riesce a sconfiggere perfino le migliori intenzioni. Ecco una valida ragione per conoscere questa opera. Vale la pena risentirla anche per chi già la conosce perché continua ad offrire spunti di forti riflessioni".
Lei ha alle spalle una lunghissima carriera e alti riconoscimenti internazionali. Come fa a mantenere ancora tanto entusiasmo nel proprio lavoro quotidiano?
"L’entusiasmo è parte integrante della mia vita. Poi, bisogna dire, che il mio spirito si accende maggiormente quando ho la fortuna di mettere in scena opere di alto spessore come è stato, appunto, il caso di questo Monteverdi o come lo è con il Barbiere di Siviglia di Rossini che sto mettendo in scena a Parma".
A quale pubblico si rivolge l’opera?
"Il compito principale è quello di realizzare l’opera al massimo della qualità sia dal punto di vista musicale che visivo. Nient’altro. Bisogna partire dal presupposto che evidentemente nessuno vuol andare all’opera come se si recasse in un museo.Chi va a teatro vuol vedere qualcosa che lo riguarda in modo diretto. Per far ciò oggi ci aiuta una moderna tecnologia. L’importante è restare nel rispetto della musica e del libretto".
A tal proposito grande scalpore ha fatto la messa in scena della Turandot a Napoli. Un video con un incidente stradale ha introdotto l’opera di Puccini. Qual è la sua opinione in merito?
"Non voglio entrare in polemica, posso solo dire che ho trovato l’operazione bieca e inaccettabile. Credo che nessuno abbia il diritto di stravolgere i contenuti dell’opera di un artista. Se non piace la Turandot come è stata composta da Puccini si può serenamente rinunciare a metterla in scena, o scrivere qualcos’altro. Ma non è permesso aggiungere idee che non appartengono all’opera originale".
Lei è abituato ai grandi teatri ed enormi palcoscenici. Pisa è sicuramente un teatro di prestigio, ma è pur sempre una realtà, diciamo così, più piccola. Come si rapporta?
"Vede, per me non c’è differenza: non esistono teatri di Serie A e di Serie B. L’impegno non deve essere relativo alla capienza del teatro o alla risonanza mediatica dell’evento, ma soltanto concentrato sulla logica della proposta registica".
Particolare successo sta ricevendo anche il suo libro: “Non si può mai stare tranquilli”. dove, attraverso la sua esperienza, ripercorre quasi un secolo di storia del teatro, italiano e non solo. Il libro sarà presentato alle 18 nel Ridotto del teatro.
"E’ un libro che sta raccogliendo molti consensi e, da quanto mi dicono e leggo, risulta assai gradito. E’ uno scritto autobiografico dove affronto tante esperienze e incontri del mio lungo percorso di uomo di teatro. Racconto come ho vissuto questo straordinario mondo dello spettacolo. L’ironia credo che aiuti a renderne la lettura più piacevole".