GABRIELE MASIERO
Cronaca

Cisanello e Pisanova a luci rosse: nel quartiere decine di case-squillo

Sono mimetizzate nei palazzoni dove una volta dimoravano gli studenti

Prostituzione

Prostituzione

Pisa, 28 gennaio 2017 - Il parcheggio della Coop, o quello di Esselunga. Ma anche più vicino all’ospedale. E’ qui che si lascia l’auto per dare meno nell’occhio per provare a confondersi con il via vai dei centri commerciali. Cisanello è una città nella città. Che vive di un’economia parallela, spesso illegale. E’ quella legata alla prostituzione: femminile, maschile o transessuale. L’offerta è tanta, almeno quanto la domanda. Pisanova non è da meno. Questo popoloso pezzo di città, punteggiato di palazzoni sempre più anonimi che spesso si trasformano in una Babele di abitudini e linguaggi, lavora h24. Lo fa con il mercato clandestino dello spaccio a domicilio, ma anche e soprattutto con la prostituzione.

NEGLI APPARTAMENTI dove un tempo dimoravano gli studenti ora sono sempre di più i viados sudamericani e la prostitute asiatiche. Escort, come si dice oggi per sembrare un po’ più raffinati. Ma in vendita ci sono anche gli uomini, ragazzi giovani dell’Est Europa. E la sostanza non cambia. Qualche decina di euro per un po’ di sesso a pagamento. La clientela? Di ogni genere. Uomini soli in viaggio per lavoro, a caccia di un po’ di relax lontano da occhi indiscreti, professionisti, stranieri, mariti in cerca di avventure proibite spesso con i transessuali intercettati sul web e quasi sempre molto diversi dalle foto caricate online per acchiappar clienti. Sfogli gli annunci sui giornali dedicati e dei siti specializzati, non necessariamente quelli vietati ai minori, e capisci che Cisanello e Pisanova sono diventati ormai un vero e proprio quartiere a luci rosse: con un giro d’affari a parecchi zeri considerato il via vai di persone che arrivano, suonano il campanello, entrano e dopo mezz’ora se ne vanno con il nodo della cravatta slacciato o con la messa in piega (quando a salire sono le donne) un po’ più in disordine. E’ il sesso 2.0 consumato spesso (ma non sempre) a qualche decina di chilometri da casa per non rischiare di essere riconosciuti. Ma se provi a fare un giro intorno a questi palazzi, gli occhi addosso te li senti eccome. Di chi è costretto a convivere con questa situazione e che quando vede arrivare uno sconosciuto che sbircia sui campanelli privi di nomi, pensa: «Ecco, un altro cliente».

AL MATTINO, le case si aprono. E loro escono. Le labbra gonfie e un filo di trucco, spesso sopra una barba malrasata, e l’alito che sa di alcol. Vanno al bar e fanno colazione, quando non chiedono la birra. Salutano cortesi con il loro accento sudamericano e la risata chiassosa. Ridono questi transessuali tristi, anche loro spesso costretti da un racket a fare quello che fanno. Più fortunati, forse, dei connazionali costretti sul ciglio di una strada ma non meno prigionieri. Esposti alle bizzarrie e, talvolta, le violenze di una clientela che, chiusasi la porta dietro le spalle, pretende per qualche decina di euro di fare tutto ciò che vuole. Senza regole e senza rispetto. Ugualmente tristi sono gli occhi azzurri dei giovani ragazzi dell’est che per gli stessi pochi soldi si offrono a uomini e donne, quasi sempre italiani e con famiglia a casa.