Pisa, 25 aprile 2023 – Nessuno osa interrompere il silenzio quando sa essere profondo, oltre ogni parola. I due minuti che la Società Italiana di Psichiatria ha chiesto di osservare ieri a mezzogiorno – esteso a tutti gli operatori dei Dipartimenti di Salute Mentale in Italia in memoria di Barbara Capovani – si dilatano oltre quindici giri di lancette. Un manto muto cala spettrale fra i reparti dell’ospedale Santa Chiara e mentre il dolore si propaga le lacrime cadono copiose sui volti provati di amici e colleghi. Sul vialetto in autobloccanti dove si è consumata la violenza, proprio sotto le finestre dello studio della dottoressa 55enne uccisa a sprangate, fiori e peluche oppongono amore e gentilezza alla mostruosità del delitto. Davanti a questo altare al sacrificio del medico sfilano decine di camici bianchi giunti da ogni reparto. Preghiere, occhi lucidi e rabbia per una morte inaccettabile. Un sentimento di dolore diffuso che il sindaco Michele Conti intende interpretare con la proclamazione del lutto cittadino nel giorno – non ancora fissato – in cui si terrà la cerimonia funebre di Barbara Capovani. Il tre maggio, invece, il sindacato di medici e dirigenti sanitari italiani ("Anaao") annuncia una fiaccolata alle ore 20 con partenza da piazza Vittorio Emanuele II.
"Abbiamo studiato insieme da ragazzi – nel ricordo riesce quasi a ritrovare il sorriso il medico ginecologo Carlo Luchi –. Negli anni faticosi, ma belli della facoltà di Medicina Barbara eccelleva. Tutti noi studiavamo sui suoi appunti perché era bravissima. Fra l’altro sono un amico fraterno dell’ex marito Giorgio Nappini e con Barbara siamo sempre rimasti in contatto. Ci scambiavamo opinioni e consulenze. La sua perdita è tragica". "Una amica grandissima e un dolore infinito – versa continue lacrime la dottoressa Isabella Gepponi –. Io non c’ero al momento del fatto, mi trovato ad un convegno e leggere le notizie, in costante evoluzione, è stata una tortura". Il medico non trattiene la commozione, ma ha soltanto parole di amore per l’amica scomparsa: "Conosco benissimo anche le sue figlie – dice – la più grande aveva 9 anni quando l’ho tenuta in braccio la prima volta. E’ terribile, è davvero terri bile. Non ci sono parole".
"Una donna minuta e piccolina – aggiunge Carla Di Sacco, infermiera di ostetricia – ma anche una grande sportiva che avrebbe trovato anche la forza di reagire all’aggressione se non fosse stata colpita alle spalle". "Siamo tutti senza parole – continua Di Sacco –, nel nostro ospedale fatti così gravi non sono mai accaduti. Anche se siamo costantemente minacciati e io stessa, nel 2018, ho subito una aggressione ad opera di un paziente che ha avuto uno scatto violento e mi ha afferrata per il collo e poi scaglita contro un muro. Quel giorno io sono stata fortunata".
L’ultimo saluto a Barbara Capovani sarà celebrato, con ogni probabilità e per volere della famiglia, in forma strettamente privata. Nel tardo pomeriggio, quindi, l’Asl ha emesso l’ultimo doloroso comunicato sulla vicenda: "A Cisanello le équipe chirurgiche hanno concluso le procedure necessarie per la donazione degli organi, come voluto da Barbara Capovani. Ora si attendono le disposizioni dell’autorità giudiziaria". Le parole sono terminate, resta (di nuovo) il silenzio.