ELEONORA MANCINI
Cronaca

Puccini protagonista. Mostra con La Nazione e Tosca sul palcoscenico

L’opera del grande compositore chiude la stagione lirica 2024-25. E martedì nel Ridotto apre l’esposizione curata dal nostro giornale. In regalo col quotidiano un inserto speciale da collezione di 64 pagine. .

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La mostra che La Nazione dedica a Giacomo Puccini, e che sarà ospitata nel Teatro Verdi dal 4 al 23 marzo, anticipa di qualche giorno la rappresentazione della "sua" Tosca, ultimo titolo della stagione lirica 2024/25. Grazie a una significativa operazione di recupero e valorizzazione dell’Archivio Storico del Teatro, ieri anticipata a La Nazione dal presidente del Verdi Diego Fiorini, in occasione delle due recite del 21 e del 23 marzo, sarà possibile apprezzare anche alcune testimonianze legate alla Tosca e tirate fuori dagli archivi.

Tra i pezzi di pregio vi è ad esempio il costume di Scarpia appartenuto al baritono pisano Titta Ruffo. Esso fa parte della portentosa collezione di costumi di scena che la famiglia del baritono volle donare al Comune di Pisa in occasione dell’allestimento del museo teatrale all’interno del Verdi e la cui inaugurazione risale al 1960 (nei decenni successivi fu smantellato). Oltre ai costumi del baritono il museo teatrale esponeva nelle sale ora adibite a uffici anche molti materiali fotografici, locandine e oggetti provenienti da altre donazioni di appassionati o artisti pisani. Dagli anni 90 dopo una operazione di recupero e di inventariazione, la Collezione Titta Ruffo è esposta tra la prima e la seconda galleria del Teatro.

Tra gli oggetti selezionati ed esposti nelle teche vi sono suoi ricordi personali, autografi di grandi compositori, tra i quali lo stesso Puccini che alla sua voce si ispirò scrivendo il ruolo di Michele per Il tabarro, oggetti di scena e una selezione di costumi (Boris Godunov, Rigoletto, Ernani, Don Carlos). Quello di Scarpia è del 1901 e con esso, quell’anno, Titta Ruffo debuttò nel ruolo di Scarpia al Teatro Massimo di Palermo.

Se a Pisa egli mai portò in scena questo ruolo, ma nella storia di Tosca al Verdi non mancarono tuttavia altri grandi nomi, come quello di Maria Meneghini Callas nel 1950. Celebre è l’episodio che la vide protagonista col tenore livornese Galliano Masini. Questi, rifiutandosi di tornare in scena se non prima l’impresario avesse saldato il suo compenso, rivolto alla Callas disse: “Allora vedrai, se ‘un pagano anche me, stasera Cavaradossi un mòre”. La ripresa della recita tardò almeno un’ora, finché Masini non fu accontentato. Dall’Archivio Storico del Verdi e dai giornali dell’epoca si apprende che la prima rappresentazione di Tosca a Pisa avvenne nel 1903, tre anni dopo il debutto assoluto al Costanzi di Roma. Il manifesto dell’epoca la menziona in cartellone con Germania di Arturo Fran­chetti definendole entrambe ‘nuove per Pisa’.

Nonostante il trionfo pisano Puccini non si dimostrerà soddisfatto e in una lettera al suo editore Giulio Ricordi definirà indecente l’esecuzione dell’opera, scontento del baritono ("un vero trivialone ordinario") e del direttore d’orchestra. Tra le altre curiosità d’archivio legate a Tosca le cronache dell’epoca riportano una infiammata protesta sui giornali del 1929 perché nonostante la sontuosità di messa in scena e interpreti le rappresentazioni non fecero in tutto esaurito: il pubblico aveva preferito il Cinematografo “ritrovo di ragazzine compiacenti e di gio­vanotti seduttori”. Circa trent’anni dopo, nel 1984, Tosca va in scena con la prima regia lirica di Gigi Proietti. Con lui al debutto per le scene e i costumi anche l’architetto urbanista Quirino Conti. Di rilievo, in questo caso, l’interpretazione di Scarpia di Silvano Carroli, reduce dal trionfo nello stesso ruolo alle Terme di Caracalla.