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Quando Botticelli dipingeva in cattedrale

E’ del 1474 un breve soggiorno a Pisa: chiamato per gli affreschi del Camposanto. Ma prima... venne messo alla prova. E poi venne liquidato

C’è una data, quella del 1474, nella quale avviene un incontro molto particolare, quello tra Sandro Botticelli, il grande pittore fiorentino, e Giovanni Pisano, il maestro pisano della scultura medievale. Di questo incontro, chiaramente ideale, dal momento che tra i due corre almeno un secolo, vengono ora ricostruite e ipotizzate per la prima volta le tracce da Gigetta Dalli Regoli, già docente di Storia dell’Arte nell’Università di Pisa. In un articolo sulla rivista "Critica d’arte", la studiosa si sofferma sulla data del 1474, quando si registra il breve soggiorno di Botticelli a Pisa per l’esecuzione di un affresco in Duomo. "L’episodio – spiega la storica dell’arte –, poco considerato dalla critica, merita qualche attenzione, poiché prospetta un incontro, ideale, fra Sandro e Giovanni Pisano, autore dello straordinario Pergamo situato, all’epoca, a pochi metri dalla cappella dell’Incoronata dove Botticelli eseguì una Assunzione della Vergine". La Primaziale aveva difatti chiamato Sandro per inserirlo nell’impresa degli affreschi del Camposanto, ma prima di procedere all’affidamento, volle metterlo alla prova. "Dopo un primo contatto con la Primaziale – racconta la studiosa –, Sandro torna a Pisa nel maggio 1474 per definire l’accordo che prevedeva ch’egli desse prova delle sue capacità di frescante. A fine settembre viene remunerato con 130 lire e 10 soldi ma il fatto che qui le notizie s’interrompano fa pensare che abbia lasciato la città senza finire l’affresco, forse perché, come racconta Vasari, la prova non fu apprezzata o lo stesso artista non fu soddisfatto". E comunque di quel lavoro oggi non c’è più traccia. "Sarebbe comunque improprio pensare – commenta la studiosa - che nel 1474 Botticelli abbia eseguito un lavoro che richiede tempo e che abbia passato un’intera estate dentro la cattedrale senza guardarsi attorno né soffermarsi presso il pergamo di Giovanni Pisano, che all’epoca si trovava a pochi metri dalla cappella dove Sandro lavorava".

Di questo "rapporto" tra Sandro e Giovanni sarebbe testimonianza una delle più famose figure del pergamo, una Virtù (forse la Temperanza), "atteggiata secondo il modello della Venus pudica, ovvero con le braccia raccolte a coprire parzialmente la nudità". La formula della Pudica era già nota almeno nel tardo Medioevo. Secondo la studiosa sarebbe plausibile che la figura scolpita da Giovanni abbia offerto a Sandro un suggerimento importante in vista delle raffigurazioni che il pittore dedicherà al personaggio di Venere pochi anni dopo. "Con evidenti differenze e rielaborazioni", precisa. Il confronto non è limitato alla postura della Virtù, perché "sia questa – spiega Dalli Regoli -, che alcune delle sue compagne mostrano capigliature acconciate con finezza che evocano le fluenti chiome intrecciate delle Grazie nella Primavera botticelliana". Secondo la studiosa, insomma, l’insieme di questi confronti potrebbe anticipare l’idea comune degli studiosi, cioè che per la elaborazione della Nascita di Venere per Botticelli fu fondamentale l’esperienza diretta con le statue della classicità fatta durante il suo soggiorno a Roma, nel 1482, per l’esecuzione degli affreschi nella Cappella Sistina. La vicenda pisana, invece, e il suo ‘incontro’ con Giovanni Pisano nel 1474 "introduce un’anticipazione importante, peraltro suffragata da altri aspetti". Per esempio, la figura femminile del Pergamo con al fianco una cornucopia si ritrova ‘rielaborata’ in un disegno di Botticelli conservato al British Museum, oppure i profeti di Giovanni sembrano rievocati nella tela botticelliana di Pallade e il centauro. E infine, sempre secondo Dalli Regoli, "i disegni dedicati da Sandro alla Divina Commedia possono aver trovato spunti efficaci nelle scene più drammatiche del Pergamo, come il Giudizio e la Strage degli innocenti: immagini che avevano già ispirato Buffalmacco per il suo Trionfo della morte in Camposanto". Insomma, il soggiorno pisano dovette lasciare tracce negli occhi di Botticelli che, pochi anni dopo, si manifesteranno nella famosa Venere come forma di "reverente reminiscenza verso Giovanni Pisano".

Eleonora Mancini