SAVERIO BARGAGNA
Cronaca

Quando lo stile è pisano: "Origini antichissime per un giorno di digiuno"

La medievalista Garzella racconta la genesi del ’nostro’ calendario "Era la principale festa religiosa del tempo. Festeggiare oggi? Sì, è giusto".

Il raggio di sole che colpisce l'uovo in Duomo (foto Del Punta per Valtriani)

Il raggio di sole che colpisce l'uovo in Duomo (foto Del Punta per Valtriani)

Pisa, 25 marzo 2025 – Professoressa Gabriella Garzella, storica del medioevo, quando nasce il ‘Capodanno pisano’ e perché?

"Se intendiamo per ‘Capodanno pisano’ l’accezione moderna di questa festa, allora dobbiamo tornare indietro nel tempo di relativamente pochi anni; più precisamente dobbiamo scendere al 25 marzo del 1999 quando Pisa celebrò l’ingresso nel nuovo millennio. Lei capisce...".

Che cosa?

"Era troppo forte la voglia di essere i primi a varcare la soglia degli anni Duemila e allora Pisa giocò d’anticipo".

Professoressa, che cosa è lo ‘Stile pisano’?

"Dopo la disgregazione dell’impero romano anche il conto del tempo si frantumò e nei diversi luoghi si seguirono modalità diverse. Larga diffusione ebbe l’era cristiana ma c’era chi faceva iniziare l’anno con la nascita di Cristo, quindi il 25 dicembre. C’era poi chi, invece, partiva a contare il tempo dal primo gennaio: ovvero dal giorno della circoncisione di Cristo. E poi c’era chi, come Pisa appunto, che considerava il 25 marzo come l’inizio dell’anno".

Perché?

"Perché era il giorno dell’Annunciazione, ossia dell’incarnazione di Cristo nel seno della Vergine Maria. L’arcivescovo Federico Visconti, stiamo parlando del tredicesimo secolo, sosteneva che il giorno dell’incarnazione era il più importante dell’anno. Senza l’incarnazione Cristo non sarebbe mai nato e quindi non vi sarebbe stato neppure il Natale. Ma non sarebbe mai neppure morto e quindi non vi sarebbe né la Passione né la Risurrezione".

Arriviamo così allo ’Stile pisano’.

"Così chiamato perché questa era una delle città principali ad usare questo metodo di calcolo del tempo. Ecco allora che lo Stile pisano fu adottato anche da Siena, Pistoia, ma anche da Bergamo, Lodi e Padova. Perfino Marsiglia contava il tempo nello stile pisano...".

E Firenze. Perché oggi si parla di Capodanno Toscano?

"Anche a Firenze l’anno iniziava il 25 marzo ma il conteggio era stranamente diverso. Mi spiego con un esempio: mentre Pisa oggi festeggia l’avvento del 2026, Firenze il 25 marzo entra nel 2025. Per farla semplice: mentre Pisa è in ‘anticipo’, Firenze è in ‘ritardo’. Ma attenzione...".

Che cosa?

"Anche nel Medioevo, a Pisa, l’anno civile iniziava il primo gennaio. Le cariche pubbliche, per esempio, entravano in funzione proprio dal primo gennaio. Il 25 marzo rappresentava dunque l’inizio dell’anno religioso. Effettivamente nei documenti si cambiava data ma era soprattutto una festa di Fede. Un giorno di digiuno e astinenza. Non si facevano certo cenoni...".

Quando è stato unificato il calendario toscano?

"Un’epigrafe sotto la torre dell’orologio del Comune ricorda quei fatti. Il granduca Francesco II d’Asburgo Lorena, nel 1749, decisero che, dal primo gennaio 1750, il calendario toscano sarebbe stato unificato. E da allora eccoci qua".

E la cerimonia del raggio di sole che origine ha?

"Beh, questa tradizione è molto più moderna e risale al secolo scorso".

Professoressa secondo lei oggi ha senso festeggiare il Capodanno pisano?

"Sì, è una iniziativa molto carina perché ha portato alla riscoperta di usi lontani e a una riflessione sul valore delle tradizioni. E’ importante ricordare come e quanto fossero frammentati il mondo e la Toscana nei secoli scorsi e, al tempo stesso, rievocare il passato. Un passato, certo, ‘addomesticato’ ai nostri gusti e alle nostre abitudini: un Capodanno quindi da festeggiare insieme a cena, magari perfino con i fuochi d’artificio. Ben diverso da quello dei secoli scorsi fatto di silenzio e digiuni".