
Il direttivo della Camera penale di Pisa, presidente l’avvocato Serena Caputo (al centro e nella foto in basso)
Anche a Pisa gli avvocati penalisti intervengono sulla riforma costituzionale. Sostenuta con convinzione "fin dai lavori preparatori del codice di rito del 1989, l’Unione delle Camere Penali Italiane". Una riforma "che potesse condurre alla realizzazione della figura del “giudice terzo”, separato dall’accusa oltre che dalla difesa, vero garante dei diritti dei cittadini, previsto dall’art. 111 della Costituzione e mai di fatto realizzato". "L’Ucpi – si legge nel comunicato – ha sempre precisato la necessità di “avere due Consigli Superiori uno per i giudici ed uno per i pm” perché proprio questo “significa garantire ad entrambe le magistrature, giudicante e requirente, piena indipendenza e autonomia, ma al tempo stesso garantire i magistrati dai condizionamenti che derivano inevitabilmente dall’avere un governo comune che ne amministra le carriere e la disciplina” (cit. documento giunta Ucpi del 26.02.2025)".
"L’avvocatura – prosegue il direttivo – non può comprendere come la magistratura, che dovrebbe assicurare a tutti i cittadini un sistema penale moderno e funzionale rispettoso delle garanzie di libertà della persona, possa anteporre invece la difesa del proprio “status” ed osteggiare apertamente una riforma già approvata alla Camera dei Deputati, mobilitandosi con lo sciopero di ieri 27.02".
"La verità – aggiungono i penalisti – è che proprio questa riforma finalmente porterà ad attuare la nostra Costituzione, rendendo effettivo il diritto di ogni cittadino a essere giudicato da un giudice davvero terzo e imparziale, che non appartenga alla stessa compagine di colui che lo accusa", commenta ancora il direttivo pisano, ricordando la raccolta del 2017 con 72 mila firme a favore della riforma.
I cittadini hanno così mostrato di essere anche consapevoli che le derive a cui è giunto il sistema attuale dipendono anche dallo strapotere detenuto dalle Procure nella gestione delle indagini, dall’irragionevole durata dei processi e dalla sostanziale impunità degli errori commessi dalla magistratura. Per fare qualche esempio: dal 2018 ad oggi, 4920 persone sono finite in carcere per sbaglio, come se fossero stati arrestati tutti gli abitanti del comune di Peccioli (PI)... Ciò significa che un intero paese è finito per sbaglio in “galera” ed ha ottenuto una pacca sulla spalla e un minimo ristoro economico (cit. documento osservatorio sull’errore giudiziario Ucpi del 26.02.2025), con tutto ciò che ne può conseguire sul piano personale, familiare e lavorativo! Ebbene, la riforma mira anche a ricostituire e rendere privo di condizionamenti, quindi più giusto, il sistema disciplinare che vigilerà sull’operato della magistratura, assicurando che chi ha commesso un errore, paghi, come in qualunque altra professione". "Non ci appaiono condivisibili le argomentazioni addotte dalla magistratura, che squalifica la riforma rilevando che non possa risolvere i problemi della giustizia. La nostra Carta Costituzionale non è un monolite immodificabile, occorre rispettare ed applicare l’art. 138 Cost. che disciplina il procedimento per cambiarla.