di Saverio Bargagna
Quello che stiamo per affermare non ha niente a che vedere con la vecchia storia della "volpe e l’uva" perché questa racconta il disprezzo per ciò che non si può avere. Non è neppure poesia fine a sé stessa. Di che parliamo? La sconfitta con il Sassuolo fa male alla città – basti contare i settemila cuori partiti per Reggio Emilia – ma non ci cambia un bel niente di ciò che siamo e vogliamo. Perché nel nostro Dna pisano c’è la certezza che non "ci arrenderemo mai". Non lo abbiamo fatto quando le cose si misero male nel Medioevo, non l’abbiamo fatto in epoca più recente nonostante le mille prove affrontate. La Torre è ancora al suo posto. L’Arno ci bagna ancora. Se è vero che i pisani hanno tanti difetti, almeno un pregio dobbiamo riconoscerlo: "non arretriamo". Numquam retrorsum, recita un celebre motto del Gioco del Ponte. Se ancora siamo qui, comunque nella nostra vocazione internazionale, comunque nelle nostre eccellenze in una città tanto piccola è perché la nostra essenza è questa. Non sarà un ko a Sassuolo a cambiare ciò che siamo e che è scritto dentro di noi da secoli. Ricordatevi, Pisa si rialza sempre.