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"Quelli insieme a Maseri furono anni mitici"

Il professor De Caterina ricorda il cardiologo e collega di fama mondiale scomparso un mese fa: "Diventammo polo mondiale della ricerca"

di Gabriele Masiero

PISA

Domani ricorre il trigesimo della morte di Attilio Maseri, cardiologo di fama internazionale che fu medico personale anche di Papa Giovanni Paolo II e della Regine Elisabetta. "I suoi anni pisani – ricorda Raffaele De Caterina, primario di cardiologia 1 all’Aoup – furono quelli di un giovane e dinamico cardiologo, con indubbie grandi capacità di leadership, che ha lasciato il ricordo di un’epoca mitica. In quel tempo il reparto di cardiologia, diretto da Luigi Donato, era un ambiente ad alta tecnologia con persone impegnate in campi sino ad allora inesplorati: diventò un polo mondiale di attrazione e di ricerca".

In quel periodo la diagnostica cardiologica era legata essenzialmente all’elettrocardiografia e alla radiografia toracica, quali sono stati i progressi?

"Il cateterismo cardiaco e la coronarografia erano già stati introdotti, ma per le malattie coronariche c’erano solo terapie mediche e la chirurgia con il bypass coronarico. L’angioplastica coronarica, eseguita per la prima volta nel 1977, è praticata oggi in Italia con circa 160 mila procedure all’anno ed è la cura elettiva per l’infarto. Negli ultimi anni sono entrate nella pratica clinica l’angio-Tc coronarica e la risonanza magnetica cardiaca. Con la prima possiamo studiare non invasivamente le coronarie ed escludere altre patologie potenzialmente letali come l’embolia polmonare e la dissezione aortica. Con la risonanza invece possiamo riconoscere le cause importanti di malattie del miocardio. L’altro enorme sviluppo della cardiologia è stato quello delle tecniche transcatetere, iniziate nel 2002, che oggi permettono di curare, in pazienti anziani, le valvole cardiache senza intervento chirurgico: con questa metodica si eseguono circa 8 mila sostituzioni annuali di valvola aortica in Italia. Anche l’aritmologia è evoluta moltissimo con gli impianti di elettrostimolatori che ‘risincronizzano’ i ventricoli per la cura dello scompenso, e di defibrillatori, in grado di interrompere aritmie letali. L’ablazione come cura della fibrillazione atriale recidivante è divenuta oramai di routine. In definitiva, la cardiologia ha avuto negli ultimi decenni i progressi più straordinari". La mortalità per malattie cardiovascolari, pur rimanendo al primo posto in Italia, è in declino da tempo. Perché?

"Il numero dei decessi per malattie cardiovascolari resta il più alto in Italia però oggi abbiamo cure più efficaci per trattare l’ipertensione arteriosa e il diabete. Abbiamo appreso il concetto che più basso è il colesterolo, meglio è. Le Linee guida cardiologiche europee consigliano infatti di tenere il colesterolo ‘cattivo’ a meno di 55 mgdl per i soggetti a rischio molto alto come i coronaropatici e vasculopatici. Attenzione però, perché Il quadro attuale non è ancora del tutto rassicurante: la popolazione italiana ha una tendenza pericolosa ad aumentare di peso, con metà della popolazione adulta oggi in sovrappeso e ciò determina un aumento del numero dei diabetici, che sono circa 3 milioni e mezzo. Inoltre, purtroppo, il 20% della popolazione continua a fumare. Viviamo anche con la presunzione che la nostra dieta attuale sia quella Mediterranea, che dovrebbe essere povera di carni e grassi, con abbondanza di frutta, legumi e pesce, senza però il surplus calorico che invece abbiamo oggi. E’ fondamentale ricordare che l’implementazione della prevenzione cardiovascolare, che vale anche per i tumori, non è qualcosa che riguarda solo i medici, bisogna migliorare gli stili di vita e i comportamenti con uno sforzo corale della società, dal legislatore a operatori sociali, insegnanti e media".

Quali farmaci hanno avuto il ruolo determinante nella riduzione della mortalità per malattie di cuore in questi decenni?

"L’aspirina, che oggi compare, da sola o in associazione, in quasi tutte le prescrizioni antitrombotiche, e la classe delle statine, etichettate da una nomea popolare come farmaci ‘pericolosi’ mentre in realtà sono straordinari ipocolesterolemizzanti, artefici della maggior parte della riduzione di mortalità, con pochi effetti collaterali quando accuratamente valutati".

Oggi quali sono i principali ambiti della ricerca cardiologica in Aoup?

"La cardiologia universitaria pisana è riconosciuta internazionalmente per le competenze sui farmaci antitrombotici, gli anticoagulanti nella fibrillazione atriale e gli antipiastrinici nel post-infarto. Conduce ricerche sulla progressione delle placche aterosclerotiche, su nuovi farmaci per il colesterolo e valorizza il percorso diagnostico ideale del dolore toracico al Pronto Soccorso, con il ricorso più frequente all’angio-Tc coronarica, oltre a sviluppare protocolli diagnostici innovativi nell’Ipertensione polmonare. Inoltre garantisce in parte predominante, tramite il sistema dell’Open Access, la possibilità di una prima visita cardiologica, su richiesta del medico di base entro tre giorni: una risorsa importante, da utilizzare però con buon senso, per non saturare il sistema e vanificarne le finalità".