Pontedera, 8 giugno 2024 - L'Ufficio della Polizia di Pontedera, nei giorni scorsi, ha tratto in arresto un quindicenne, di nazionalità albanese, studente di una scuola media cittadina. Il minore, insieme ad altri suoi complici, alcuni dei quali sono stati identificati e denunciati mentre altri sono in via di identificazione, eludendo l’obbligo scolastico, partecipava ad alcuni furti, rapine ed estorsioni. Il quindicenne si faceva inoltre dare diversi capi firmati e soldi dai malcapitati che incontrava nelle vie cittadine e fuori dalle scuole, postando sui suoi social alcuni video in cui filmava i comportamenti illegali come ad esempio guidare autovetture pur non avendo ovviamente conseguito alcuna patente e altro. Il tutto condito da meme e immagini satiriche con cui prendeva in giro la polizia che non riusciva a fermarlo. O così credeva.
Nel mese di marzo infatti il quindicenne era già stato tratto in arresto dalla polizia nella flagranza del reato di rapina di soldi commessa con un complice ai danni di due minori. Nell'occasione, considerata la sua giovane età, era stato affidato a una comunità minorile fuori provincia da cui si era allontanato più volte in diverse occasioni, facendo poi rientro spontaneamente dopo alcuni giorni non prima di aver postato sui social video che lo riprendevano in varie attività tra cui quelle di guidare autovetture, sempre facendosi beffe della polizia con meme e canzoni trap di sottofondo. Considerata la pericolosità sociale che il minore comportava, la Procura ha richiesto un aggravamento della misura cautelare in atto che il Tribunale per i Minorenni ha emesso tempestivamente anche se il quindicenne nel frattempo si era nuovamente allontanato dalla comunità minorile. Dopo alcuni giorni di appostamento nei luoghi presumibilmente frequentati dal ragazzo, conosciuti grazie alle sue pubblicazioni social, il giovane è stato tratto in arresto e associato al carcere minorile di Firenze.
Sono diversi gli episodi di rapine ed estorsioni ricostruiti ma si presuppone fondatamente che ce ne siano altri non denunciati dai ragazzi per timore di ritorsioni. Nei casi di rapine di capi di abbigliamento le vittime raccontavano ai genitori di aver smarrito quei capi. Le indagini proseguono per individuare i complici non identificati e per attribuire gli episodi delittuosi a quelli già identificati.