CARLO BARONI
Cronaca

Rapito dai servizi segreti e incarcerato, spiragli per l’ingegnere pisano. "È vivo, va riportato in Italia"

L’ingegnere Obiang Esono condannato a 58 anni e 10 mesi di carcere Si trova detenuto in un istituto di pena della Guinea Equatoriale dal 2018. "Grazie alla diplomazia ora può anche ricevere posta dalla famiglia "

L'ingegnere pisano e, a fianco, una veduta della città di Malabo

L'ingegnere pisano e, a fianco, una veduta della città di Malabo

Pisa, 2 agosto 2024 – «Fulgencio è vivo, e in discrete condizioni di salute. Si trova in un carcere per detenuti politici e ha avuto l’autorizzazione di ricevere posta dalla famiglia", spiega l’avvocato Corrada Giammarinaro che assiste i familiari di Obiang Esono, ingegnere pisano, sequestrato dai servizi segreti guineani, imprigionato, processato e condannato a scontare 58 anni e dieci mesi perché ritenuto colpevole di aver partecipato alla progettazione del tentato colpo di Stato del 2017: Fulgencio ha sempre gridato la sua innocenza, anche perché all’epoca dei fatti si trovava in Italia: lo dimostrano anche i timbri sul suo passaporto.

Per tanto tempo i suoi familiari non hanno saputo neppure in quale carcere fosse stato recluso. Era come scomparso.

Non si sapeva neanche se fosse ancora vivo e più volte si è temuto per la sua vita. Sul caso resta alta l’attenzione di Amnesty International, con cui Unità Migranti, l’associazione fondata dallo stesso Fulgencio, è in perenne contatto. "Anche la nostra diplomazia non ha mai cessato di attivarsi per avere notizie ufficiali - sottolinea l’avvocato Giammarinaro -. Amnesty continua il suo impegno sul governo italiano affinché Fulgencio possa essere trasferito nel nostro Paese a scontare la pena".

Questa storia inizia nel 2018, con un’offerta di lavoro all’ingegnere da una società francese di costruzioni che opera in Togo. Dopo i primi contatti, lui si accordò con i responsabili della società, per una sua visita alla sede di Lomé, capitale del Togo per definire gli ultimi dettagli del contratto.

L’ingegner Esono parte il 10 settembre 2018, per un viaggio di 4 giorni dal quale non è più tornato a casa, a Pisa dove viveva dal 1990. Era un tranello.

Poche ore dopo il suo arrivo – il viaggio serviva, appunto, per attirarlo in Togo – venne arrestato dalla polizia togolese, a loro dire su mandato di arresto della Guinea Equatoriale. Seguirono il processo – in un Paese in balia del figlio del dittatore – e la condanna.

Al detenuto è stato cambiato più volte carcere. E’ passato anche da quello di Bata, poi di Oveng Aseng, nella città di Mongomo, dopo essere stato detenuto nella prigione di Playa Negra, nella capitale Malabo. Il carcere è famoso in tutta l’Africa per le torture più terribili e per lo scarsità di cibo dato ai detenuti. Sicuramente la più terribile prigione africana.

Di Fulgencio, a lungo, non si sono avute appunto notizie e anche le autorità diplomatiche hanno dovuto faticare per far visita al detenuto e per accertarsi della sue condizioni di salute. Il periodo della pandemia da Covid 19, ovviamente, ha reso per tanto tempo tutto più difficile. Il ministero degli esteri, poi, si è scontrato a lungo anche con le chiusure del regime equatoguineiano poco incline a concedere le visite consolari ai prigionieri.

Un lavoro importante è stato svolto – ed è svolto – da Amnesty International che ha più volte denunciato il fenomeno dei prigionieri fantasma nel Paese africano,

Il caso dell’ingegnere pisano - conferma l’avvocato Giammarinaro - ora "è seguito costantemente dalle autorità italiane", nonostante i difficili rapporti con la Guinea Equatoriale. Per questo Fulgencio Obiang Esono viene trattato meglio: fosse anche solo perché le autorità del Paese si sentono il fiato sul collo della diplomazia. L’obiettivo principale resta, ovviamente, riportarlo in Italia.