di Antonia Casini
L’aggressore (individuato grazie alle telecamere e alle testimonianze) resta in carcare. È stato convalidato l’arresto per il 47enne di origini romene accusato di aver buttato a terra in ospedale il 79enne che abita nell’area pisana, ora in prognosi riservata nel reparto di Neurochirurgia. È stabile, ma nelle ultime ore è in lieve miglioramento.
Ieri mattina nella casa circondariale Don Bosco di Pisa si è tenuto l’interrogatorio di garanzia e l’uomo, assistito dal suo avvocato, è stato sentito. Sull’evento, da subito aveva detto di non ricordare nulla.
Il 47enne si trovava nella sala d’attesa del Pronto soccorso: era stato portato lì dal 118 dopo che era stato trovato in forte stato di agitazione per aver assunto alcol. Ma a un certo punto, senza un motivo, si è diretto verso l’anziano dandogli una botta e gettandolo a terra. La vittima era stata subito soccorsa dal personale sanitario e portata in choc room. Mentre l’aggressore, già conosciuto, più volte finito al Ps pisano per i problemi di alcolismo, era stato circondato dai presenti fino all’arrivo della polizia.
Una prima volta era stato accompagnato fuori dalla struttura sanitaria, solo dopo che è arrivata la prognosi dell’uomo, costretto al ricovero, è stato rintracciato e fermato come previsto dalla legge dagli agenti delle Volanti e portato in carcere. Ieri la convalida.
La famiglia dell’aggredito, proprio ai presenti martedì scorso, ha detto che quell’uomo non "doveva stare lì".
"C’è ancora tanta strada da fare – aveva commentato subito il dottore Giuseppe Celona, segretario regionale Cisl medici – Due i punti fondamentali. C’è la necessità di avere un posto fisso di polizia guarnito e attivo 24 ore su 24 con operatori che possano agire immediatamente". Una richiesta fatta anche dai sindacati degli infermieri. Un posto fisso al momento c’è, ma non copre tutta la giornata. Ci sarebbe bisogno di più personale, spiegano le sigle sindacali.
Le aggressioni verbali, soprattuto, ma anche fisiche, avvengono ogni giorno, ha spiegato il presidente dell’ordine dei medici Giuseppe Figlini. Anche lui concorda sulla necessità di un presidio fisso.