di Mario Ferrari
PISA
Pisa è il secondo capoluogo di provincia in Italia per la Tari (la tassa rifiuti per i servizi di raccolta, trasporto e smaltimento o recupero dei rifiuti urbani) più costosa d’Italia. È quanto emerge dal Rapporto 2024 dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, che ha stilato il report sulla spesa media per i rifiuti di una famiglia composta da tre persone e una casa di proprietà di 100 mq. I dati che emergono non tracciano un bilancio positivo per il nostro capoluogo, dove il costo per la tassa sui rifiuti nel 2024 è di 512 euro, numero che rende Pisa la più cara d’Italia dopo Catania (che mantiene il suo primato di 594 euro a famiglia).
Un incremento del 6,4% rispetto al 2023, dove all’ombra della Torre pendente il costo della tassa sui rifiuti era di 481 euro, cifra che ci poneva a un passo dal podio dei più cari del Paese. Un aumento quasi del doppio rispetto alla media toscana, che si attesta al +3,8%, passando da 360 euro dell’anno scorso ai 373 del 2024. Mediamente infatti la nostra Regione non se la cava bene nel panorama italiano, risultando quarta dopo Puglia (427 euro), Campania (407) e Sicilia (390). Il dato della Tari a Pisa è ancora peggiore nella media annuale italiana, che per la famiglia tipo individuata è di €329 con un aumento del 2,6% circa rispetto all’2023. Il rapporto di Cittadinanzattiva ha analizzato anche la raccolta differenziata nel 2022. In tutta Italia, dove nel 2022 sono stati prodotti circa 29,1 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (-1,8% rispetto al 2021), cresce la percentuale di cittadini che differenziano, al punto che la media nazionale ha raggiunto il 65,2% (+1,2% rispetto al 2021), mentre il 18% dei rifiuti urbani prodotti finisce in discarica.
A livello di aree geografiche il Nord si posiziona al primo posto (71,8%) seguito da Centro (61,5%) e Sud (57,5%). La Toscana è riuscita a superare la media nazionale, arrivando precisamente al 65,6%. Un livello che però varia a seconda dei capoluoghi di provincia, toccando il suo apice a Lucca (traino regionale con 81,8% di riciclo), Prato (73,0%) e Massa (65,3%). A un passo dal podio si trova Pisa, che cala rispetto al 2021 al 64,8% di rifiuti riciclati, ma aumenta per la produzione pro capite di spazzatura, essendo il capoluogo di provincia toscano dove si creano più rifiuti, 755,9 per abitante contro una media regionale di 589,7. Da questo punto di vista, la Toscana non è virtuosa, visto che in Italia la produzione pro capite è di circa 494 chilogrammi per abitante (-1,6% rispetto al 2021). I dati provengono dalla ricerca “Economia circolare e consumi sostenibili. Comportamenti delle famiglie, criticità ed efficacia della risposta pubblica”, realizzata e presentata da EURES Ricerche Economiche e Sociali nel mese di aprile 2024 per conto di Adoc, Cittadinanzattiva, Federconsumatori, U.Di.Con e Unione Nazionale Consumatori (UNC), nell’ambito dei progetti finanziati dal MIMIT. D.M. 6/5/2022, art.5.
"I dati del nostro Rapporto - dice Tiziana Toto, responsabile nazionale delle politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva - evidenziano le criticità principali del sistema di gestione dei rifiuti, come la carenza di un’adeguata rete di impianti di raccolta e trattamento, il persistente ricorso allo smaltimento in discarica e i poco soddisfacenti livelli di differenziazione dei rifiuti e recupero delle risorse, soprattutto in alcune aree del Paese. A fronte di ciò è urgente e necessario lavorare su più fronti". Toto aggiunge anche che "pensare solo al riciclaggio non è più sufficiente, ed è infatti necessario lavorare per ridurre la produzione di rifiuti, a partire da quei settori merceologici per i quali la raccolta differenziata non raggiunge gli obiettivi richiesti, come le apparecchiature elettroniche e i prodotti tessili. Quest’ultimo - continua - è responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra, ma solo l’1% dei rifiuti tessili del mondo è riciclato correttamente; l’Italia ne immette sul mercato 23Kg/ab a fronte di una raccolta di soli 2,7 Kg/ab. Solo con un pieno coinvolgimento di tutti i soggetti che hanno un ruolo nella filiera circolare sarà possibile rendere praticabile una vera transizione ecologica". Il fatto che l’85% delle famiglie si dichiari sensibile al ciclo dei rifiuti e l’89,5% affermi di impegnarsi nel differenziare i rifiuti riflette una crescente consapevolezza ambientale. Ma anche chi ci mette la buona volontà lamenta scarsa chiarezza sulla composizione dei materiali di imballaggio (55,7%), che rende complicata la corretta separazione dei rifiuti, così come la gestione inadeguata del servizio (52,4%), l’assenza di incentivi (47,2%) e la difficoltà nel reperire informazioni o nel gestire il tempo necessario per differenziare (42,1%), oltre alla mancanza di spazi adeguati nelle abitazioni (35,4%) per gestire correttamente i vari tipi di rifiuti.