di Mario Ferrari
PISA
Sono quasi 35 milioni di euro la stima dei danni causati dai rifiuti sulle spiagge della costa pisana. È il risultato emerso da uno studio del Centro di ricerca interdisciplinare in Sostenibilità e Clima della Scuola Sant’Anna, che è riuscito a quantificare il valore del danno provocato dai rifiuti marini nell’area costiera della Toscana e della Liguria. L’analisi, in collaborazione con l’Associazione Blue Resolution e con la spin-off dell’ateneo pisano Ergo, ha intervistato 405 cittadini nelle province di Pisa, Livorno, Lucca e La Spezia sull’eventuale risarcimento danni per alloggiare su spiagge deturpate dai rifiuti.
Nello specifico, a Pisa il costo dei rifiuti ammonterebbe a 34.830.119 euro, a Livorno invece 27.858.059, per quanto riguarda Lucca la somma è di28.809.455 euro, infine a La Spezia gli abitanti chiederebbero un risarcimento totale di 17.380.092 euro. "Si tratta di una cifra enorme - commenta Natalia Marzia Gusmerotti, professoressa associata, affiliata Sant’Anna -, che fa capire quanto la percezione della spazzatura sulle spiagge sia elevata. D’altro canto, però, parlare di rifiuti marini in termini economici consente di concentrarsi anche sull’aspetto strategico delle scelte che possono essere compiute a diversi livelli e in vari ambiti, pubblico, privato, economico e sociale. Si tratta di strategie e di processi decisionali che attori pubblici e privati dovrebbero saper disegnare insieme, a vantaggio del benessere dei cittadini, delle comunità locali e degli ecosistemi".
Professoressa, concretamente quale può essere l’utilizzo di questi dati per Pisa?
"Promuovere sia innovazioni tecnologiche sia cambiamenti da parte di cittadini, enti pubblici e imprese di pesca o turismo, la cui sopravvivenza dipende dalla bellezza e dalla qualità dell’ecosistema e della tutela delle spiagge".
In che senso?
"I decisori pubblici possono usare simili risultati per innovare i processi decisionali, comparare scenari di gestione del territorio, promuovere cambiamenti sociali e creare nuove alleanze. Le imprese possono inoltre investire in innovazione sostenibile e agire in maniera collaborativa, cercando nella sostenibilità un carattere distintivo grazie alla protezione di risorse chiave".
Riguardo ai cittadini?
"Questi risultati rappresentano una possibilità di danno che non si può ignorare: è già avvenuto in passato che su studi come il nostro le persone possono intentare cause civili o class action. Altrimenti può essere un monito al comportarsi meglio in spiaggia".
Voi come vi muoverete?
"A oggi l’associazione che ci ha aiutato per il nostro studio, Blue Resolution, inizierà un engagement sul territorio, andando a discutere con enti, imprese e cittadini. Sarebbe strategico, alla luce dei risultati, fare investimenti a tutela dell’ecosistema e dunque di business, infrastrutture e sistema sociale".
Eviteremmo un danno per la nostra città.
"Esatto. La massiccia presenza di rifiuti negli anni rischierà di ridurre la presenza turistica sui territori: se la percezione dei cittadini è così negativa, immaginamo a cosa pensano i visitatori. E pensiamo che viceversa, con delle spiagge pulite e ben tenute, quanto potrebbe aumentare l’attrattività".