REDAZIONE PISA

"Rilanciare San Rossore con ruolo e obiettivi per cui fu istituito"

Al dibattito sul futuro del polmone verde toscano si aggiungono anche le voci di Italia Nostra e La Città ecologica

Migration

"Abbiamo appreso, con viva preoccupazione, che il Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli con il nuovo piano integrato passerà da 24 a circa 16mila ettari: questa mutilazione verrebbe giustificata con questioni burocratiche e di applicazione di leggi, ma quale legge ridurrebbe un parco regionale senza un’esplicita volontà?". Lo afferma Italia Nostra in una lettera aperta indirizzata al presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani. "Tagliare i confini del parco - spiega l’associazione che firma la missiva con la sua giunta regionale e con la sezione Versilia - significa mutilare il senso profondo del parco e perdere l’idea e l’obiettivo della manutenzione, del restauro e della rigenerazione del territorio, tanto necessari oggi in risposta alle modifiche climatiche". Per Italia Nostra, "l’attuale suddivisione in aree interne e in aree esterne per la sola caccia, non può essere una giustificazione valida per rinunciare a parti consistenti: un parco regionale si manifesta là dove esso stesso pianifica a parco il proprio ambiente e paesaggio e questo è il sentimento diffuso con il quale le popolazioni locali hanno vissuto fino a oggi i confini del Parco".

Da qui la richiesta a Giani di "una rinnovata attenzione della politica, come quella che portò all’istituzione e alla progettazione del parco regionale, recuperando quella visione strategica". Posizione fortemente critica anche quella dell’associazione ambientalista pisana La Città ecologica secondo la quale sono in pericolo "le aree boscate retrostanti agli abitati del litorale, le aree a est della A12 compresa Coltano ma anche altre". "La legge nazionale - prosegue l’associazione pisana - giustamente, vieta oggi la caccia nei Parchi. Quale avrebbe dovuto essere la conseguenza più logica, ora che la consapevolezza ambientale è cresciuta? Che tutti i 23 mila ettari in questione divenissero area interna, a tutti gli effetti e invece la bozza di Piano integrato prevede che le aree interne si amplino di 3 mila ettari ma che oltre 6 mila ettari di aree preziose diventino ‘aree contigue’". Che, semplificando per i non addetti ai lavori, secondo La Città ecologica significa che "in sostanza, ci si avvia a ridurre il Parco di oltre 6 mila ettari, oltre un quarto dell’attuale superficie, e risulta poco credibile che ciò sia fatto solo per consentire la caccia, un’attività che ha perso dal 1980 ad oggi il 70% dei suoi praticanti e che è considerata da abolire da quasi l’80% degli italiani, che ha già grandi estensioni di territorio dove si può praticare". Da qui l’appello all’ente regionale: "Il Parco cambi questo orientamento e usi i suoi poteri per proporre un Piano Integrato che rilanci il suo ruolo e gli obiettivi per cui fu istituito".