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Il volume “ Un professore innamorato del giornalismo” pubblicato da Edizioni Toscana Oggi sarà presentato lunedì 3 marzo alle 17 in Sapienza
Umberto Santarelli è stato certamente un educatore e divulgatore di grande spessore, un raffinato giurista ammirato dagli studenti per il rigore scientifico e per la brillantezza dell’esposizione dall’impronta toscana. Ma non è stato solo per oltre trent’anni un docente di Storia del Diritto e preside della Facoltà di Giurisprudenza a Pisa. Ha infatti vissuto ed ha raccontato, in saggi ed articoli, ciò che ha insegnato ed osservato, collaborando con le più svariate testate nazionali come Avvenire, Toscana Oggi, il Gazzettino, Il Sole 24 ore e L’Osservatore Romano.
Raccolti nel volume "Un professore innamorato del giornalismo" (pagine 736, euro 25) pubblicato da Edizioni Toscana Oggi, grazie al lavoro della moglie Rosy e dei figli che hanno contribuito a selezionare gli oltre 1260 editoriali firmati dal 1965 al 2012. Volume che, per iniziativa dell’Università di Pisa, sarà presentato lunedì 3 marzo, a partire dalle 17 nell’Aula magna storica di Palazzo della Sapienza.
Dopo i saluti della direttrice del Dipartimento di Giurisprudenza professoressa Eleonora Sirsi, coordinati dal professor Andrea Landi, interverranno anche il magnifico rettore professor Riccardo Zucchi, il professor Emanuele Rossi della Scuola Superiore Sant’Anna e l’avvocato Stefano Borsacchi del Foro di Pisa.
Saranno presenti all’incontro, tra gli altri, pure l’arcivescovo di Pisa monsignor Giovanni Paolo Benotto, il prorettore professor Aldo Petrucci ed il direttore del settimanale "Toscana Oggi" Domenico Mugnaini.
Anche da questi scritti si evince come, appena superata la soglia dei 90 anni e con problemi di salute, Umberto Santarelli rimanga un maestro indiscusso di generazioni ed un testimone vero di laicità, come scrive chiaramente nella prefazione del libro Giovanni Grasso (consigliere per la stampa e la Comunicazione nonché direttore dell’Ufficio Stampa del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella) tracciando con precisione un esemplare profilo del giurista fiorentino, "dell’intellettuale cattolico appassionato di politica e dedito, per tutta la sua esistenza alla ricerca del bene comune, appartenente – senza faziosità e partigianeria – ad una delle più feconde culture politiche del Novecento, il cattolicesimo democratico".