
Alla fine di maggio saranno 9 anni dalla chiusura della Biblioteca Universitaria di Pisa e solo ora si inizia a intravedere la possibilità di un rientro, che sarà comunque parziale, dell’immenso patrimonio librario che essa conserva. Un patrimonio pubblico, di enorme pregio, la cui fruizione da 9 anni è limitata a causa della chiusura per motivi statici di quella che sarebbe la sua sede storica, una porzione del Palazzo della Sapienza in via San Frediano. Adesso la buona notizia è che il 12 febbraio dovrebbe iniziare a vedersi il cantiere, già attivo – gli operai già lavorano dentro – da qualche giorno, per la definitiva ristrutturazione interna del primo piano. Qui torneranno gli uffici del personale, ora diviso fra il San Matteo e il Palazzo delle Vedove in via Santa Maria, le sale di rappresentanza e di consultazione. L’edificio è ora solido e in sicurezza, dopo il corposo intervento che ha coinvolto l’intero Palazzo della Sapienza – che ha riaperto nel 2018 – finanziato da Ministero, Regione, Università, Fondazione Pisa. Restano i dettagli: impianti, pavimentazione, servizi igienici, arredi e tutto quello che è collegato alla ripresa delle attività. Il costo di questa operazione si aggira intorno a 1milione e 300mila euro. La gara, affidata a Invitalia, è stata vinta dalla ditta Colloca, specialista nel settore. I lavori sarebbero dovuti iniziare nel 2020, ma il Covid e intoppi burocratici hanno frenato tutto.
La Biblioteca Universitaria riaprirà, si pensa entro un anno e mezzo, ma solo a metà. Perché, curiosamente, il cantiere che andrà a regime a breve prevede la risistemazione del solo primo piano. Il secondo, invece, non faceva parte dal progetto messo a gara due anni fa. In sostanza, chi si è occupato della progettazione, che fa capo al Segretariato del Ministero dei Beni Culturali, da cui dipende la Bup, non ha pensato a un progetto organico di risistemazione di entrambi i piani della Biblioteca. Questo comporterà quindi un allungamento dei tempi per il ripristino totale della sua fruizione pubblica e nuovi costi e impegni in risorse umane ed economiche.
I fondi per fortuna comunque ci sono, visto che nel 2016 furono stanziati 3 milioni. Ma nessuno pensò a un logico progetto d’insieme, nonostante le richieste arrivate da Pisa. A questo si aggiunge un altro dato, relativo al destino dei libri. Non tutti infatti potranno rientrare in Sapienza. Il direttore della Biblioteca Universitaria, Daniele Cianchi, è speranzoso: "Contiamo entro un anno e mezzo – spiega – di riportare gli uffici e una parte dei libri e riaprire al pubblico le sale del primo piano. Non tutti i libri, purtroppo, potranno rientrare nel Palazzo. Il nostro è un patrimonio corposo per ora diviso su tre ‘sedi’: uno in via San Frediano, dove abbiamo circa 4 chilometri di scaffalature, uno a Lucca, composto da 6 chilometri, e il resto al San Matteo. Sono in cerca di una soluzione per riunire in qualche modo i libri ed evitare smembramenti, per esempio un capannone, dove la ditta che ci supporta può garantire il servizio di trasporto e consegna dei testi". E i fondi più antichi e preziosi? "L’idea – conclude Cianchi - è di riportarli naturalmente nel Palazzo, dove attraverso un sistema di climatizzazione e controllo potranno restare nella sede centrale". Eleonora Mancini