
Saverio Madrigali con la sua fidanzata all’interno della pasticceria (foto Del Punta)
Pisa, 22 ottobre 2021 - "Superiamo apparenze e luoghi comuni: il calciatore professionista, e mi riferisco a coloro che militano in serie C e in B, non vive in un mondo paradisiaco. Proprio per questo, dopo avere a lungo mediato sul mio futuro, ho deciso di appendere le scarpette al chiodo e aprire una pasticceria". Saverio Madrigali oggi ha 26 anni: ma almeno 12 gli ha spesi sul rettangolo verde. Il sogno da bambino ha la maglia viola della Fiorentina e il profumo della serie A. La realtà si traduce in una lunga trafila fino alla Primavera della Fiorentina e una carriera fra i professionisti di serie C. Cinquanta presenze a coprire la difesa di Pontedera, Arezzo, Cosenza e Lucchese. E poi? "Basta: stop calcio".
Calciatore uguale privilegiato: non è così? "Le racconto la mia vita da bambino, parto dall’inizio. A dodici anni la mattina mi alzo presto e vado a scuola, alle 13 mangio in auto poi il pulmino mi porta a Firenze. Torno prima di cena, verso le 20. Tutti i giorni. Sempre. A sedici anni ho buone prospettive, ma mi rompo il ginocchio e ciò mi segna e mi segnerà per sempre. E poi...". Poi? "Balzo già al finale. Sono in serie C, gioco nella Lucchese. Quando termino gli allenamenti l’acqua della doccia è fredda perché nessuno copre le bollette. Da gennaio hanno smesso di pagarci ma, poiché è stato firmato un contratto, dobbiamo lavorare lo stesso. E dopo? Chissà! I contratti sono annuali e bisogna ripartire da zero: magari lontano, in un’altra città". Però in tasca, quando la società è seria, arrivano buoni assegni. No? "Innegabile, ma anche fittizio. A 33-34 anni con il calcio hai chiuso. Se sei stato un fenomeno di serie A vivi di rendita, altrimenti che cosa fai?". Che cosa? "Il calcio ti vuole tutti i giorni sul campo e non c’è tempo per imparare un altro lavoro. Al massimo puoi provare a studiare: ma magari a 30 anni non hai ancora finito il percorso di studi. E poi oggi sei a Cosenza, domani ad Arezzo". Quindi ha deciso di smettere. "Sì, ormai più di due anni fa. Non mi divertivo più. Era un peso perfino andare alle partite. Ho pensato al mio futuro e ho detto ‘basta’". Che cosa le hanno detto i suoi ex compagni? "Che ho fatto bene a trovare il coraggio". Se avesse giocato in serie A sarebbero cambiate le cose? "Intanto, per fare carriera o sei un fenomeno oppure occorre fortuna e, talvolta, amicizie. Nel calcio non dipende da te: ci sono i favoritismi, c’è l’andamento della squadra di quella stagione, ci sono gli infortuni. Io mi sono rotto il ginocchio due volte". E adesso? "Ho accumulato un po’ di esperienza lavorando in alcuni locali e ho frequentato un corso di pasticceria. Così aprirò presto il mio locale". Quando e dove? "L’inaugurazione sarà venerdì o sabato della prossima settimana. Si chiamerà ‘Pasticceria Madrigali’, abbiamo trovato dei locali a Riglione, a pochi passi dal campo della Scintilla". Che cosa le ha insegnato il calcio? "Il valore sacrificio e la determinazione: lavorare il sabato e la domenica, non staccare mai. Esserci sempre con il cuore e con la testa. Perfino dietro ad un bancone...".