A dicembre l’assoluzione di Andrea Antico, l’unico dei tre ex caporali uscito in via definitiva dall’accusa per l’omicidio Scieri, torna in aula. Perché? Perché la sentenza, ai soli fini civili, è stata impugnata per Cassazione dalla madre e dal fratello di "Lele", tramite gli avvocati Ivan Albo e Alessandra Furnari. Sentenza che è dunque definitiva sotto il profilo penale, ma non sotto quello civile. L’udienza davanti agli ermellini è già fissata. La parte civile lamenta vizi di legittimità che, se accolti, la sentenza potrebbe finire "cassata" aprendo la possibilità di un rinvio davanti al giudice civile, dando alla famiglia Scieri l’opportunità di esercitare il diritto al risarcimento del danno. Andrea Antico – sempre assistito dagli avvocati Fiorenzo ed Alberto Alessi – rischia dunque di vedersi condannato a rifondere i danni per la morte di Emanuele.
Invece la sentenza d’appello con cui Antico è stato assolto penalmente, definitiva da settimane, è stata prodotta nel processo di secondo grado a carico degli ex commilitoni che sono stati condannati dalla corte assise di Pisa. Per loro il processo a Firenze riprende oggi. A tal proposito i legali della famiglia Scieri, gli avvocati Furnari e Albo, alla scorsa udienza hanno sottolineato nella loro discussione: "come la sentenza Antico, per giurisprudenza, ha una valenza che non può inficiare il processo in corso".
"Noi – aggiunge poi l’avvocato Furnari – abbiamo incentrato la nostra discussione confrontandoci con tutti i motivi d’appello delle difese, sia quando ripropongono eccezioni e contestazioni già affrontate in primo grado, sia quando parlano di inattendibilità delle testimonianze chiave".
Sia, su un punto centrale: "quando si sostiene la mancanza di prove delle presenza di terzi sul luogo del fatti, sottolineando che quella di Scieri sia stata una caduta in autonomia, quando consulenze e perizie, per noi, provano esattamente il contrario". A processo ci sono Alessandro Panella (difeso dall’avvocato Andrea Carierllo) e di Luigi Zabara (assistito dall’avvocato Andrea Di Giuliomaria e dall’avvocato Maria Teresa Schettini) accusati di essere responsabili della morte dell’allievo paracadutista Emanuele Scieri, trovato morto a 26 anni nella caserma Gamerra di Pisa ai piedi di una torre di prosciugamento dei paracadute il 16 agosto 1999, deceduto da tre giorni ed occultato sotto un tavolo.
Per entrambi, il sostituto procuratore generale ha modificato il calcolo della pena inflitta ai due imputati, “alleggerendola“ di due anni rispetto al verdetto di primo grado. Dunque, una richiesta di 24 anni (invece dei 26) per Panella e 16, anziché 18, per Zabara. Per la pubblica accusa entrambi restano responsabili della morte del 26enne, così come aveva sentenziato la corte assise pisana. Oggi le arringhe dei difensori. La corte ha già individuato la data dell’11 dicembre per le repliche e la camera di consiglio.
Carlo Baroni