Pisa, 29 novembre 2021 - Il giudice per l'udienza preliminare del tribunale di Pisa, Pietro Murano, ha assolto l'ex caporale Andrea Antico di Rimini, l'unico dei tre ex commilitoni accusati dell'omicidio volontario aggravato dell'allievo paracadutista Emanuele Scieri, trovato morto nella caserma Gamerra di Pisa il 16 agosto 1999, tre giorni dopo il decesso.
Antico aveva chiesto di essere giudicato con rito abbreviato. La Procura aveva chiesto 18 anni. Per il giudice non ha commesso il fatto.
Lo stesso giudice ha rinviato a giudizio davanti alla corte d'assise gli ex caporali Alessandro Panella di Cerveteri e Luigi Zabara di Frosinone i cui legali avevano discusso il non luogo a procedere. Assolti anche l'ex comandante della Folgore Enrico Celentano e l'ex aiutante maggiore Salvatore Romondia perché il fatto non sussiste. Erano accusati di favoreggiamento ed avevano chiesto il rito abbreviato. Per loro il pm aveva chiesto 4 anni di reclusione.
La mamma di Emanuele
"La situazione non è chiara ma certamente senti un certo disturbo, poiché, da tanti anni ti rendi conto che la giustizia non riesce a fare luce. Sono amareggiata, questo è il mio stato d'animo in questo momento". Lo afferma all'Adnkronos Isabella Guarino Scieri, la mamma del parà Scieri.
Il fratello di Emanuele
«Siamo delusi della sentenza di oggi, anche se continueremo a batterci per scrivere la verità sulla morte di Emanuele». Lo ha detto Francesco Scieri, fratello di Emanuele. «Il pronunciamento del gup - ha spiegato Scieri - sembra smontare anche le conclusioni della commissione parlamentare sul ruolo del presunto favoreggiamento dei due ufficiali. Ma resto convinto che loro, in questa vicenda, un ruolo lo abbiano avuto e, anzi, è inimmaginabile che non ce lo abbiano avuto. Ma ciò che fa più male è che i tre imputati per un fatto così grave» come l'uccisione del fratello «possano farla franca».
L'associazione Giustizia per Lele
La sentenza, ha commentato Carlo Garozzo, presidente dell'associazione Giustizia per Lele, fondata dagli amici di Scieri, «ci lascia l'amaro in bocca ma siamo abituati agli schiaffi e le nostre guance sono rosse da anni per i colpi presi». Però, ha aggiunto, «oggi un tribunale finalmente suggella almeno un fatto incontrovertibile: Emanuele non era un folle suicida ma qualcuno lo ha ammazzato e ora un processo accerterà questa verità che per troppi anni hanno provato a negarci». «Speravamo che potesse rispondere della sua morte - ha concluso - anche tutta la catena di comando, ma per ora così non è. Noi continueremo a batterci per dare giustizia a Lele».