CARLO BARONI
Cronaca

Scieri, umiliato e picchiato dai nonni: "Fu Panella a causarne la caduta"

Le sentenza della corte d’appello di Firenze analizza tutta la riscostruzione del delitto della Gamerra. Sotto la lente le lesioni che precedettero il volo della recluta dalla scala e il clima in caserma.

"L’abbiamo fatta grossa". "Sudavano freddo". Zabara rimproverò Panella di aver esagerato. Sono le parole del testimone chiave che anche i giudici di secondo grado analizzano a fondo e che, con altri elementi, consentono alla corte d’appello di attribuire la morte di Emanuele Scieri ai nonni, pur operando una riduzione di pena rispetto al primo grado: due ex caporali, Alessandro Panella (difeso dall’avvocato Andrea Cariello) condannato a 22 anni di reclusione, e Luigi Zabara (assistito degli avvocati Andrea Di Giuliomaria e Maria Teresa Schettini), condannato a 9 anni, 9 mesi e 10 giorni. Una sentenza che mette sotto la lente ogni dettaglio della morte di Scieri, il 26enne parà siracusano, trovato cadavere sotto un tavolo della caserma Gamerra il 16 agosto 1999, deceduto da tre giorni. Una sentenza che – analizzando i motivi d’appello – approfondisce l’evento e la sua dinamica, giungendo anche ad una ricostruzione parzialmente diversa da quella dei giudici pisani: le lesioni alle mani, all’avampiede e alla sura (area del polpaccio, ndr) furono causate da terzi. Non dalla caduta. Ma da quello che successe prima. Anche la maglietta sollevata ha una spiegazione: secondo le testimonianze, rimanda al modus operandi dei nonni, soliti sollevare la maglietta per colpire con i cazzotti la recluta costretta alle flessioni. Lele, quella notte del 13 agosto 1999 non salì volontariamente sulla scala della torretta di asciugatura dei paracadute. Vi fu costretto. O vi cercò la fuga. Cadde perché perse la presa. Troppo profonde e dolorose le lesioni che gli furono inflitte con violenza. Prima al piede, e poi alle mani. Causate da una persona che sulla scala lo rincorse.

La scintilla? L’uso del cellulare da parte di Scieri resta una ipotesi. Di certo ci fu la prepotenza degli anziani sul nuovo arrivato. Nessuna contraddizione, per i giudici, appunto, sul testimone chiave dell’accusa la cui narrazione si inquadra nel clima di nonnismo della Gamerra che, viene evidenziato, trovava un terreno permissivo. Nonnismo che non escludeva le reclute appena arrivate. Come Scieri, al suo primo giorno a Pisa.

Niente alibi. Zabara e Panella quella notte, per i giudici, erano in caserma e al contrappello si stavano "occupando" di Scieri: il 26enne fu denudato, umiliato e gli furono inflitte ingiustificate lesioni. Ne seguì un omicidio che non era stato ovviamente concordato. Ma che avvenne per la condotta di chi, quella notte, superò il limite: Panella che raggiunse Lele in fuga e lo fece cadere causandone la morte. Ecco perché lo stesso Zabara rimproverò il commilitone. E perché la posizione dei due imputati non può essere assimilata.

Carlo Baroni