
di Antonia Casini
La neo12enne si vaccinerà contro il Covid-19. Lo ha stabilito il Tribunale di Pisa in composizione collegiale (Eleonora Polidori presidente, Iolanda Golia e Laura Pastacaldi) che si era riservato su un caso - uno dei primi in Italia che riguarda minori di questa età - discusso a fine ottobre. Accolto il ricorso di una madre per limitare la potestà genitoriale del padre (contrario) rispetto alla somministrazione alla figlia. Data la "peculiarità" della vicenda, è stata stabilita anche la compensazione delle spese: era stata richiesta la condanna al pagamento. I genitori, pisani tra i 40 e i 50 anni, come aveva anticipato "La Nazione", cominciano a confrontarsi quando viene data la possibilità anche ai giovanissini (tra i 12 e i 18) di vaccinarsi. Il papà e la mamma ne discutono. Ma sono su due posizioni diverse. Lei è favorevole e vuole procedere il prima possibile; lui è contrario e vorrebbe aspettare. "Non sono un no vax", ci tiene a far sapere, come aveva spiegato il suo avvocato, Giorgio Bindi: "La figlia ha fatto tutte le altre vaccinazioni previste, ma su questa il mio assistito aveva chiesto un po’ di tempo, per vedere come si sarebbe evoluta la situazione".
Una vicenda sanitaria, di salute, ma anche dal risvolto pratico perché la ragazza svolge attività sportiva. E, per accedere agli impianti, ha bisogno del Green pass. "Il papà le ha sempre pagato i tamponi necessari e avrebbe continuato a farlo". Entrambe le parti hanno portato a supporto delle loro tesi testimonianze e documenti. La difesa del babbo aveva citato i dati pubblicati da Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, e quelli degli altri Paesi, compreso il quadro in Europa. Ha poi presentato i verbali del dibattito che si è tenuto alla Camera dei deputati.
"Non abbiamo questionato sull’utilità del vaccino, ormai dimostrata – commenta l’avvocato Bindi – io stesso sono vaccinato, ma ci interrogavamo sui rischi di reazioni avverse che possono esserci per i più piccoli in rapporto a quelli legati alla malattia per questa fascia di età, che sono molto bassi". La mamma, attraverso il suo legale, aveva sottolineato l’importanza del vaccino in questo momento in cui la pandemia non molla, si diffondono le varianti e si sta facendo la terza dose. La ragazza, inoltre, ha detto subito che si sarebbe voluta vaccinare. Nella sentenza è stato menzionato il "progressivo aumento dei contagi e dei ricoveri, anche tra i minori che finora non erano stati vaccinati", ma anche il Tribunale di Milano: "L’opportunità del vaccino anti Covid 19 discende non solo dalla necessità di garantire in sicurezza lo svolgimento di attività ludiche e sportive ma anche e soprattutto di tutelare non solo la salute dei singoli ma anche della collettività". Le giudici si sono soffermate poi sulla sicurezza del siero: "L’autorizzazione concessa dall’Ema è sì “condizionata” ma rappresenta, a tutti gli effetti, un’autorizzazione formale".