REDAZIONE PISA

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Cara Cristina,

la Sua lettera, sollecitando la diffusione della lingua dei segni – come strumento per abbattere le distanze – punta i riflettori, più in generale, su un tema quanto mai attuale e importante, quello dell’inclusione delle persone disabili nella società. Obiettivo che dovrebbe essere perseguito con determinazione da ogni Paese che voglia definirsi civile e che, proprio nella scuola, dovrebbe trovare la sua prima attuazione. Già, la scuola, la grande palestra di vita dove si formano i cittadini di domani. Non esiste una ricetta per l’inclusione: molto dipende dalla sensibilità dei dirigenti scolastici, ma ancor più da quella del corpo docente e dei singoli insegnanti di ogni materia, che per primi dovrebbero dare il buon esempio motivando, da educatori, l’intera classe nei confronti del compagno disabile. Se queste condizioni si realizzano la scuola sarà davvero una solida àncora contro la solitudine dei disabili, assicurando loro un mondo di relazioni e di stimoli in un percorso di arricchimento per tutti.