
Raffaele Ciambrone, docente di Didattica e pedagogia speciale di Unipi "Ognuno cela impulsi negativi e positivi: fondamentale l’auto consapevolezza".
"La scuola deve mettere al centro la persona e guardare a tutte le dimensioni dell’essere umano". E’ questa la via da seguire contro il dilagare della violenza giovanile secondo Raffaele Ciambrone, docente di Didattica e Pedagogia Speciale dell’Università di Pisa, che ieri è intervenuto nel corso della tavola rotonda organizzata dall’Università delle mamme e dei papà per discutere di un fenomeno sempre più preoccupante e in costante aumento. "Galimberti dice che i ragazzi sono ‘analfabeti emotivi’, ha ragione. Ognuno di noi cela impulsi negativi e sentimenti positivi – spiega Ciambrone –, per questo è fondamentale educare alla consapevolezza di sé".
Professor Ciambrone, cosa può fare la scuola?
"La scuola è un’agenzia formativa fondamentale, ma il punto su cui voglio insistere è che non occorre aggiungere nuove ‘materie’, devono essere le discipline stesse a educare".
Cosa intende?
"Si parla di introdurre ore di educazione affettiva o altre attività ogni volta che si riscontra un problema nella società, ma non penso sia la soluzione. Per esempio nella letteratura c’è un patrimonio immenso per quanto riguarda l’educazione affettiva".
Educare, dunque, attraverso le discipline stesse.
"Esatto, riscoprendo il loro valore formativo oltre che quello strettamente informativo. Se educhiamo solo il pensiero astratto avremo ragazzi fragili dal punto di vista emotivo, e un’educazione monca non produce frutti, crea squilibri".
E l’insegnante come deve rapportarsi all’alunno?
"La sua funzione è quella di percepire l’allievo, mettendosi in contatto con lui. E’ questo il vero significato di ‘relazione educativa’, entro la quale vanno individuati eventuali disagi e valorizzati i talenti di ognuno. D’altronde...".
Dica.
"E’ il segreto della personalizzazione che presuppone non solo la capacità di adattare l’insegnamento all’allievo, ma prima di tutto di percepirlo. Per farlo ogni insegnante dovrebbe avere competenze psicopedagogiche".
E la famiglia?
"Il dialogo tra scuola e famiglie deve essere potenziato, due incontri all’anno sono pochi. Serve invece un’alleanza solida costruita su obiettivi educativi ben definiti e condivisi".
Quindi, che cosa suggerisce?
"La scuola deve tornare ad avere un ruolo educativo, e per farlo deve prestare attenzione a tutte le dimensioni dell’essere umano: pensieri, sentimenti, volontà…e ricordarsi che abbiamo anche un corpo. Pensi che, in Finlandia, ogni 45 minuti di lezione sono previsti 15 minuti di pausa, perché anche il corpo è una sfera importante dell’educazione e i bambini non possono restare seduti sei ore al giorno".