
Martinelli con i figli dal Papa nel 2015
Lo ha visto di persona per tre volte negli anni. "Due durante incontri per eventi nazionali Acli. L’ultima volta nel 2024 per l’80esimo dell’associazione", spiega Paolo Martinelli, ex presidente Acli Pisa e capogruppo della Città delle persone.
La prima volta? "Fu nel 2015, qualcosa di inaspettato, erano appena nati i miei gemelli, avevano un mese. Ci fecero accedere con i bambini e Papa Francesco ci venne incontro con molto affetto e calore, li baciò. Fu un momento bello che ci resterà nel cuore. Gli abbiamo stretto la mano".
Lo ha visto cambiato nel tempo? "Dal punto di vista della salute, è invecchiato, ma la voglia di incontrare le persone, di trasmettere messaggi profondi, non è mai cambiata. Ha cercato fino all’ultimo di diffondere parole di speranza. È stato tanto lodato ma poco seguito, un grande rammarico".
Quali le parole che più l’hanno colpita? "In questa bulimia di parole – come ho scritto anche sui social – immagini, ricordi, commiati e ipocrisie tutto si mescola, superficialità e profondità... Lui si è preso cura dell’umanità a cui ha sempre ricordato la priorità per gli ultimi, i poveri, i migranti, i carcerati. Ha sollecitato in modo instancabile ogni giorno l’impegno per la Pace e la giustizia sociale perché la persona e la sua dignità valgono più di tutto".
E ora? "Ha aperto la strada, ora spetta alla comunità proseguire in quel senso. Il messaggio cammini sulle proprie gambe. Dopo tante parole, il suo messaggio dovrebbe avere concretezza. Il suo testamento".
Che cosa le ha lasciato personalmente? "Il calore che trasmetteva, la sua capacità di stare con e tra le persone. La sua semplicità stava anche in una battuta. L’attenzione alla persona. La sua testimonianza è universale rivolta a tutti i credenti e anche ai non".
Aveva in programma di ritornare a Roma? "Sì, tra pochi giorni avremmo provato a restituirgli quei tre baci, in occasione del Giubileo del lavoro: era prevista la festa finale domenica 4 maggio con Papa Francesco".
Antonia Casini