ANTONIA CASINI
Cronaca

La confessione di Seung: “Non volevo uccidere la dottoressa Capovani. Solo fare uno spregio”

I consulenti della pm: “Ha detto di essere stato distratto dalle urla, così ha finito per colpire molto più forte di quanto avesse voluto”

Pisa, 19 settembre 2024 – L’ha uccisa per “motivi politici e di vendetta”. Vendetta personale contro la dottoressa che lo aveva contenuto a letto (un solo giorno) nel 2019, ma anche perché lei rappresentava quella psichiatria che lui combatteva attraverso la sua associazione. Perizia su Gianluca Paul Seung, il 36enne di Torre del Lago accusato di aver massacrato Barbara Capovani davanti al reparto che lei dirigeva: il giovane ha detto ai consulenti dei giudici che quel 21 aprile del 2023 non voleva ammazzare la psichiatra, ma a un certo punto una donna (l’addetta alle pulizie testimone sentita anche in aula, ndr) ha urlato e lui si è “distratto” e ha “colpito più forte” di quanto avesse voluto.

Gianluca Paul Seung, 36 anni, è accusato di omicidio volontario aggravato
Gianluca Paul Seung, 36 anni, è accusato di omicidio volontario aggravato

Per i professori Stefano Ferracuti e Renato Ariatti, che hanno raccontato le loro conclusioni, le dichiarazioni sarebbero “una chiara rappresentazione” del suo modo di pensare e agire. “Se non ci fosse stata la variabile esterna che lo distraeva e che lo ha destabilizzato - il suo ragionamento - lui avrebbe compiuto solo uno spregio e non un omicidio. Questo non è un gesto fuori controllo rispetto al quale non esiste alcuna possibilità di scelta”. Insomma, concludono i due periti davanti alla Corte d’assise, “pur avendo riscontrato una quota di patologia per l’imputato non si può giungere a un giudizio di infermità o di semi infermità”. Era capace di intendere e volere ed è di conseguenza imputabile. E lui stesso rifiuta una lettura diversa. “Ha chiari i vantaggi di un riconoscimento dell’infermità mentale. Ma non vuole appiattirsi su una difesa che lo renderebbe poco attendibile. Lui fa una battaglia di principio di cui è la bandiera”. “Nel suo agire è chiaro il sentimento di offesa cui era stato sottoposto (essere legato al letto, ndr). Cui aggiunge però una dimensione sociale del suo agire, il suo risentimento non era legato solo alla dottoressa, ma a quel mondo della psichiatria ufficiale” che lui combatte.

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I due consulenti, ascoltati ieri, erano stati incaricati di integrare la perizia sul 36enne che sui social si definiva “sciamano” e che ha scelto di parlare a questo punto del processo e davanti ai periti e non in aula, anche questo rappresenterebbe una strategia lucida. I professori Ferracuti e Ariatti, che avevano già analizzato il caso sulla carta, raccontano: “Lui aveva provato, attraverso le denunce a sollevare il problema che gli stava a cuore”, i presunti soprusi ma, quando ha visto che non avevano ricadute, si è sentito legittimato. “Ha preso un bersaglio simbolico, la dottoressa, la persona che rappresentava la psichiatria, per dare un segnale forte alla sua comunità”. Era “riconosciuto in questo ruolo, è stato invitato in passato e ha partecipato a convegni di una certa psichiatria che contesta quella ufficiale. C’è un mondo che ragiona come lui”, e parla di complotti. E ancora: “Parte da elementi reali che lo riguardano ai quali nel tempo ingloba scenari che catturino l’attenzione e funzionino da palcoscenico, ha bisogno di attenzione avendo lui una personalità narcisistica”.

I legali dell’accusato, gli avvocati Gabriele Parrini e Andrea Pieri, durante la discussione che comincerà il 16 ottobre, riferiranno le osservazioni della loro consulente, la dottoressa Maria Tiziana Neri, che ha spiegato che Seung avrebbe parlato molto anche dell’organizzazione internazionale di traffico di organi a capo della quale lui poneva proprio la dottoressa Capovani. Una battaglia di perizie e poi la conclusione.