Paul Seung scrive molto anche in carcere. Lo faceva, è noto, anche da uomo libero, sia su carta che sul web. Ha scritto, nei giorni scorsi, anche alla consigliere regionale della Lega Elena Meini e i suoi avvocati, di quelle pagine, non sapevamo niente. "Lo incontrerò giovedì in carcere e gli chiederò cosa ha scritto e cosa voleva dire alla consigliera Meini e perché: Seung scrive molto e anche molte lettere", dice l’avvocato Gabriele Parrini che con la collega Alessandra Ratti assiste il 26enne di Torre del Lago accusa di essere l’omicida della dottoressa Barbara Capovani. La professionista – secondo quanto ricostruito dall’inchiesta coordinata dal pm Lydia Pagnini – doveva pagare il fatto di aver firmato le sue dimissioni quattro anni prima. Lo scorso 21 aprile, nel tardo pomeriggio, secondo la ricostruzione degli inquirenti, Seung si era appostato nelle vicinanze della clinica psichiatrica del complesso del Santa Chiara in attesa che la psichiatra, terminato il turno di lavoro, uscisse dalla struttura per tornare a casa. Una volta arrivata alla propria bicicletta, l’omicida la assalì alle spalle colpendola più volte.
Per l’accusa Seung si scagliò contro la Capovani come una furia. Incastrato dalle indagini, il 36enne che sui social si definiva sciamano, è sempre rimasto trincerato dietro un ostinato silenzio; ora si trova nel carcere di Livorno e sotto processo davanti alla corte d’assise del tribunale di Pisa. Ma più che sulle lettere spesso incomprensibili, è il processo quello sul quale hanno gli occhi puntati i suoi legali. E su un punto chiave: la possibilità di una nuova perizia che venga disposta dalla corte. Alla prossima udienza, intanto, saranno sentiti il consulente del pubblico ministero e quello della difesa. "E’ monca la perizia effettuata in sede di incidente probatorio – ribadisce l’avvocato Parrini –. Manca il nesso causale tra le patologie di Seung e il reato contestato dall’accusa. Ed è monca perché l’imputato si è rifiutato di sottoporvisi: perché una perizia sia completa è necessario che vi sia il colloquio clinico che non è stato possibile per il rifiuto di Seung. Siamo davanti ad una perizia che è stata condotta, necessariamente, solo su documenti. Non ci scordiamo che in occasione del processo a Lucca, quando alla perizia Seung partecipò, fu dichiarato incapace di intendere e volere al momento del fatto". "Una nuova perizia dunque, – prosegue l’avvocato Parrini – riteniamo sia davvero importante, fondamentale, una questione di giustizia: non siamo qui a cercare un escamotage per uscire da una situazione che ci vede in angolo, siamo alla ricerca della verità".
Ma ora, se la nuova perizia venisse concessa, Seung parteciperebbe? "Ritengo che ci possa essere questa possibilità", sottolinea l’avvocato Parrini. Qualcosa, infatti, nel presunto omicida della dottoressa Capovani, forse, è cambiato in questi mesi rispetto a quanto rifiutava ogni confronto dopo l’arresto. E un riscontro sarebbe dato a questo aspetto anche dalla disponibilità offerta di sottoporsi all’esame dell’imputato davanti alla corte d’assise – previsto per maggio – più che le lettere che starebbe spedendo dopo aver messo nero su bianco i suoi pensieri in cella. Seung non è mai stato presente alle udienza del processo che torna in aula il 17 aprile. "Verrò quando mi ascolteranno", aveva detto. E, appunto, succederà fra poche settimane.
Carlo Baroni