"Non presenzierà". Alle ultime due udienze ha rinunciato a comparire. Ma si trattava di processi in corso a Lucca e con accuse meno gravi di quelle a cui deve rispondere a Pisa. Domani, Gianluca Paul Seung, il 36enne residente a Torre del Lago, avrebbe dovuto testimoniare nel procedimento per l’uccisione della dottoressa Barbara Capovani: è in carcere per omicidio volontario della professionista. Ma - a quanto avrebbe detto ai suoi avvocati - non sarà in aula. Era stato lui stesso a dire di voler parlare. "Verrà quando sarà previsto il suo esame", avevano spiegato i suoi legali, gli avvocati Alessia Ratti e Gabriele Parrini. "Oggi il mio assistito non aveva possibilità di esporre le sue ragioni, essendo solo la prima tappa del procedimento", avevano affermato a dicembre scorso. L’uomo aveva inviato direttamente alla Corte 18 pagine di memorie.
Il 6 maggio Seung era a processo a Lucca con due accuse diverse: evasione nel 2022 e stalking nel 2018 verso i medici del Versilia, ma non si è presentato, mentre, a gennaio era intervenuto in videoconferenza durante un altro processo, sempre a Lucca, per "aver utilizzato abusivamente timbri della Prefettura per autenticare dei documenti, dopo essere entrato di prepotenza negli uffici chiusi per Covid nel marzo 2022", accusa dalla quale è stato assolto. Nessuna parola sul delitto, ma sui fatti contestati in quella specifica udienza. "Quel giorno ho sbagliato – aveva dichiarato Seung – perché sono entrato di corsa in modo irruento negli uffici della Prefettura e ho timbrato alcune pagine del mio dossier, ma l’ho fatto per un motivo preciso che dovrebbe avere un’eco mondiale. Il mio obiettivo era consegnare il mio dossier di un centinaio di pagine e costringere la Prefettura e le autorità ad indagare su un traffico di armi che parte dal Medio Oriente e coinvolge l’Africa e la Russia".
Domani sono previsti comunque i testimoni della difesa, persone che racconteranno le abitudini dell’uomo e medici. La corte, su richiesta di parte, ha da poco autorizzato un’integrazione della prima perizia effettuata solo sulle carte, dato che per due volte l’imputato si è rifiutato di farsi visitare. Avrebbe però ora cambiato idea autorizzando la dottoressa Maria Tiziana Neri, consulente della difesa e con studio a Firenze.
Antonia Casini