Pisa, 18 ottobre 2024 – Prosciolto a Lucca per “incapacità totale” il giorno dopo della sentenza a Pisa che lo condanna all’ergastolo per l’omicidio della dottoressa Barbara Capovani. I reati, però, sono nettamente diversi. A Lucca Gianluca Paul Seung era accusato di diffamazione verso l’ex primario del reparto di psichiatria dell’ospedale Versilia, Mario Di Fiorino, oggi in pensione. Il 36enne di Torre del Lago - questa la contestazione - aveva scritto sui social che Di Fiorino era “un trafficante di organi”, secondo un copione ricorrente nelle sue esternazioni. Si tratta di accuse precedenti al delitto della psichiatra davanti all’Spdc del Santa Chiara, avvenuto ad aprile del 2023. Il giudice nel procedimento lucchese aveva citato come perito il professor Mario Pietrini, il medico che si era già espresso in uno dei precedenti processi a carico di Seung, dichiarando l’imputato incapace con una perizia datata 2022: l’uomo che sui social si definiva “sciamano”, a fine 2021, si era opposto a un controllo della vigilanza del tribunale utilizzando la bomboletta spray e aggredendo due operatori.
“Una sentenza diametralmente opposta a quella di ieri (mercoledì, ndr)”, commenta il difensore, l’avvocato Andrea Pieri, che riflette: un verdetto che “pone delle domande all’uomo comune. Il giurista sa che può capitare perché la valutazione della capacità viene fatta sulla base di ogni singolo episodio”. E i reati sono ben diversi. A Pisa i periti dei giudici, i professori Ferracuti e Ariatti, erano giunti a conclusioni molto differenti per quanto riguarda il delitto Capovani giudicando il giovane “capace”. Lo stesso Pietro Pietrini, professore di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare, già direttore della Scuola IMT Alti Studi Lucca, chiamato a testimoniare, aveva precisato: “L’imputabilità è relativa al reato commesso. Se un soggetto uccide la moglie il fatto che possa essere cleptomane è del tutto irrilevante. Non si possono traslare automaticamente una perizia fatta su un reato specifico su un altro completamente diverso”.
La sostituta procuratrice Lydia Pagnini, nel filone pisano per omicidio - che si è concluso mercoledì - aveva chiesto l’ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi. Il legale della famiglia, l’avvocato Stefano Del Corso, aveva definito la pena “conforme al diritto”.
Ma che cosa accadrà adesso? La corte d’assise (presidente Zucconi, a latere Vatrano) si è presa 90 giorni per le motivazioni. Lette le quali gli avvocati della difesa (sempre Pieri e il collega Gabiele Parrini) faranno (già annunciato) appello, ritenendo che possano esserci i margini per poter ridiscutere il caso in secondo grado. Nel frattempo il loro assistito resta in carcere. Poi potrebbe esserci una seconda sentenza.