Seung rinuncia a parlare: "Sfigato e istigato. Non dovevi farle male". Le intercettazioni in aula

Il testimone della difesa smentisce: "Mi riferivo a chi l’ha uccisa non a lui. La violenza sessuale? Disse solo una parola e fu arrestato, da allora la rovina".

Seung rinuncia a parlare: "Sfigato e istigato. Non dovevi farle male". Le intercettazioni in aula

Seung rinuncia a parlare: "Sfigato e istigato. Non dovevi farle male". Le intercettazioni in aula

di Antonia Casini

Seung "ha rinunciato", come già annunciato. Le motivazioni sono state date dalla difesa, l’avvocato Gabriele Parrini che con la collega Alessia Ratti tutela l’imputato, a margine dell’udienza: "Ha riferito che prima di parlare avrebbe voluto essere visitato". La Corte (presidente Zucconi), nell’ultima udienza, aveva accolto la richiesta di un’integrazione di perizia.

Ieri mattina era prevista l’audizione di Gianluca Paul Seung, il 36enne di Torre del Lago, imputato per l’uccisione della dottoressa Barbara Capovani. Ma l’uomo non si è fatto tradurre dal carcere. Sono stati però ascoltati due testimoni della difesa tra cui un detenuto che ha raccontato di aver incontrato Seung a Livorno: "Mi ha parlato di complotti contro di lui in cui sarebbe stata coinvolta la Cia, parlavamo spesso fuori della sua cella". "Le ha mai detto della psichiatria? O di volersi vendicare?", la domanda della difesa. "No, anzi, ogni 2-3 giorni chiedeva di parlare con i giudici e i giornalisti", la risposta.

Poi, lo zio, il fratello della madre, Silvio Nicola Ciniglio: difficile seguirlo in alcuni suoi ragionamenti. Sono stati letti anche passaggi chiave delle intercettazioni. "Ci sono alcuni media, vuole o no essere ripreso?", lo informa il presidente. "Se mi avete chiamato... sono sereno. Mi sono rasato apposta per comparire", spiega il test. Quindi, i quesiti sulla vita del nipote. "Fin da bambino non gli piaceva che uccidessero gli animali. Non voleva la cioccolata di quella determinata marca, perché sapeva che quell’azienda utilizzava bambini per la raccolta del caffè". "Le risulta che fosse contro la psichiatria?". "Da piccolo si agitava. Aveva due molari che gli toccavano i nervi che lo portavano a muoversi in maniera scomposta". Quindi, l’incalzare della pm: "Sa che è stato condannato per violenza sessuale?". "Disse solo una parola a una ragazza. Ma non l’ha aggredita. La madre di lei lo ha denunciato perché era un avvocato. Lo condannarono, era ai domiciliari. Uscì di casa, fu accusato di evasione e fu portato in carcere, a quel punto si è rovinato perché lì ha trovato tutti quelli che lui accusava". "Ma ha sfregiato", precisa la pubblica accusa. "Lui ci tiene al suo fisico, usa anche lo zenzero. Il medico lo mandò in ospedale. Dormiva sotto gli alberi per effetto della medicina. Per lui avere nell’organismo quella sostanza, significava non togliersela più di dosso. Ma non agì per vendetta, perché lui ci parlava. Si è fatto prendere dalle cattive compagnie. Quel medico non doveva assumerlo nella sua struttura. Nel 2019 andò a fare un’udienza e il giudice non ebbe un atteggiamento comprensivo. Poi finì in ospedale a Pisa e lo legarono per un giorno. Leghiamoci tutti quanti in un letto e vediamo come stiamo. Voleva chiamare i giornalisti e dopo mezz’ora decisero di mandarlo a casa". La pm cita le intercettazioni in carcere durante i colloqui tra lui e il nipote. "Sei stato sfigato, potevi essere più leggero. Potevi romperle la bici, non farle del male". La dottoressa fu aggredita proprio mentre stava prendendo la sua bicicletta. "Non mi riferivo a lui ma a chi era stato", si giustifica lo zio. "Non sono un letterato, per istigato intendevo dispiaciuto, maltrattato, amareggiato". L’accusa non molla e mostra altre frasi. "La prova del fatto che non sei stato tu è che sei tornato a casa a dormire, non sarebbe possibile". "Lui è un bravissimo ragazzo – aggiunge in aula – che si toglie le scarpe e le dà agli altri. Dà i soldi. Non poteva arrivare a tanto".