REDAZIONE PISA

Sos da Pontedera e Volterra. Sono 81 gli accessi al codice rosa: "Un caso su dieci è un minore"

Rosa Maranto (Toscana Nord ovest): "Un vero problema per la salute pubblica"

Sos da Pontedera e Volterra. Sono 81 gli accessi al codice rosa: "Un caso su dieci è un minore"

Rosa Maranto (Toscana Nord ovest): "Un vero problema per la salute pubblica"

Sono stati 81 gli accessi al codice rosa in Valdera e Alta Val di Cecina da gennaio a ottobre 2024. In particolare, 70 al pronto soccorso dell’ospedale di Pontedera e 11 a Volterra, numeri che si inseriscono in un quadro territoriale più ampio che segna un aumento del trend generale. In base ai dati registrati nei primi dieci mesi dell’anno, sono state 591 le persone che hanno avuto accesso al Codice rosa attraverso i pronto soccorso dell’Azienda Usl Toscana nord ovest. "Il trend è in crescita - commenta Rosa Maranto, responsabile del percorso Codice Rosa dell’Azienda Usl Toscana nord ovest -, ma il fatto che gli accessi aumentino non significa necessariamente che stiano aumentando i casi, può indicare che emergono di più". A essere più colpite le donne: 442 su 591 casi, ovvero il 75%. "Le donne continuano ad essere le principali vittime di violenza, in particolare di quella domestica. Subiscono abusi per mano di padri, partner, fratelli, figli, ex mariti o ex fidanzati, persone con le quali avevano o hanno un legame affettivo". E il fenomeno riguarda tutte le età e fasce sociali. Il 70% sono cittadini italiani e un caso su dieci riguarda un minore. "Si va da bambini che hanno meno di un anno (2 casi) fino alle persone con oltre 70 anni (22 casi)".

Una situazione non differente nei consultori, dove "nel corso del 2023, i casi in cui è stato attivato un percorso relativo alla violenza sono stati 705. Dati ai quali si sommano gli interventi di prevenzione svolti a sostegno della genitorialità e delle famiglie in situazione di vulnerabilità e alla fascia giovanile, nonché gli interventi di sensibilizzazione verso la popolazione". Fondamentale l’azione delle strutture sanitarie attraverso "interventi di prevenzione, intercettazione delle situazioni latenti e presa in carico".

Un servizio che viene svolto in raccordo con le reti antiviolenza territoriali e che prevede ogni anno un’intensa attività di formazione degli operatori. "Non si tratta solo di un problema sociale, sottolinea Maranto, "ma è un vero e proprio problema di salute pubblica. Chi subisce violenza ha una probabilità più alta di incorrere in un problema di salute rispetto agli altri, con conseguenze fisiche e psicologiche che possono essere devastanti". Per questo, il coniglio è di raccontare la propria storia, "perché parlare può essere il primo passo per uscire dalla spirale della violenza. E in ogni contesto sanitario ci sono la sensibilità, la professionalità e le capacità per essere accolti ed essere aiutati".

S.T.