
I rilievi sul luogo del delitto (Foto Frascatore)
Pisa, 13 marzo 2019 - E’ stato a lungo sottufficiale nella 46esima a Pisa, dove è tornato spesso per incontrare vecchi amici. Come nel weekend scorso, quando è venuto nell’amata città della Torre per giocare a calcetto. In molti lo ricordano, soprattutto in ambiente militare, dove ci si conosce un po’ tutti. Francesco Ruggiero, 46 anni, luogotenente dell’Aeronautica originario di Benevento – è in stato di arresto per omicidio volontario premeditato dopo la sua presentazione nella caserma dei carabinieri della Spezia. Ha premuto il grilletto della sua pistola Glock contro Vincenzo D’Aprile, 56 anni, ristoratore Cadimare, freddandolo con cinque proiettili calibro 9, in piazzale Ferro. Il fatto lunedì alle 13,30 alla vista (non prevista?) dell’incontro di questo con la moglie Nicoletta Novelli, alla vigilia dell’udienza per la causa di divorzio tra i due. Lui, il militare, voleva marcare stretto la donna, perché aveva saputo che doveva incontrare il figlio Gregorio di 27 anni, dopo due anni di black out relazionale; un faccia a faccia organizzato da D’Aprile tentando di ricucire rapporti civili.
«Per questo - ha spiegato al procuratore Antonio Patrono e al sostituto Monica Burani, presente l’avvocato difensore Maria Concetta Gugliotta del Foro di Pisa - avevo noleggiato una Fiat 500: non volevo essere riconosciuto da lei, pormi al suo inseguimento senza farmi notare: volevo proteggerla dal rischio di eventuali aggressioni». Non avrebbe messo in conto che il figlio era insieme al padre e alla sorella sulla jeep e che l’obiettivo del genitore era quello di vedersi tutti insieme, andare a pranzo, accompagnare poi la figlia a Firenze all’Università. incenzo D’Aprile raccontato dagli amici intimi e meno intimi, di Cadimare e della città, come un uomo di cuore, schietto e solidale. Una rappresentazione diversa, invece, quella che ha fatto Francesco Ruggiero, il maresciallo dell’Aeronautica che lo ha ucciso a colpi di pistola. E che, per spiegare il gesto, nell’interrogatorio investigativo, ha detto di averlo fatto perchè si era sentito minacciato. «Ho agito d’impeto...» è il leit motiv difensivo nel quale, a contrastare i macigni che sono piovuti sul cammino giudiziario, dopo la nomina dell’avvocato d’ufficio Francesca Sturlese, è subentrata, alle 21 dell’altra sera, Maria Concetta Gugliotta, esperta in materia di stalking e reati violenti.
Il militare di origini beneventane accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione ha inquadrato l’azione all’interno dell’effetto sorpresa alla vista dell’uomo definito «violento», che ha rappresentato un incubo per Nicoletta. La rivelato agli inquirenti le confidenze raccolte da questa, parlando di «maltrattamenti, aggressioni, minacce». Nessuna denuncia è però mai stata formalizzata dalla donna, anche dopo aver avuto un incontro, fuori città, con esponenti della forze dell’ordine, per un consulto. I carabinieri hanno setacciato gli archivi dell’Arma e il database del ministero dell’Interno: nessuna denuncia agli atti. L’avvocato Silvia Rossi, che assiste il fratello e il figlio della vittima, parti offese nel procedimento, alla notizia di quanto è trapelato dagli interrogatori, ha fatto muro: «Il volto vero di Vincenzo è quello tratteggiato dagli amici, raccotto dalle cronache: un uomo generoso. Non ha mai fatto del male a nessuno, tantomeno lo avrebbe fatto a sua moglie; se quello che viene attribuito all’omicida è vero siamo di fronte ad un maldestro tentativo di difesa»
Corrado Ricci