REDAZIONE PISA

"Sputi a chi lo aiutava. Ora siamo terrorizzate"

La testimonianza choc delle amiche della vittima: "Non stava più in piedi". E ancora: "Nessuno si è fermato per darci una mano.Trasportato via noi". .

Le telecamere in via dell’Arancio al setaccio dei carabinieri

Le telecamere in via dell’Arancio al setaccio dei carabinieri

"Poteva succedere a chiunque. Ricordo il sangue del mio amico sulle mie mani e sui miei vestiti". Questa è Pisa anno domini 2024. Chi parla è la diciottenne testimone oculare dell’attacco barbarico alle 23 in Piazza Dante ai danni di un coetaneo. Cosa avesse fatto di male o di provocatorio? "Passavamo in vicolo L’arancio per entrare in Piazza Dante. Ad un certo punto due persone si sono staccate dal muro. Una di queste ha dato una spallata allo zaino del mio amico colpendo anche me. Lui si è girato e gli sono arrivati due pugni in faccia. E’ caduto a terra insanguinato. Io e la mia amica non abbiamo fatto a tempo a capire quanto successo che sempre questa persona ha dato almeno altri due calci in faccia al nostro amico". Le due ragazze hanno provato a soccorrerlo. "La sua testa non stava dritta. Non parlava, abbiamo chiamato l’ambulanza col tizio che è tornato come se nulla fosse da noi chiedendo se andava tutto bene. Una cosa da non crederci". Ma chi è tornato sul luogo dell’aggressione, sembra uno straniero già recidivo, ha trovato a fargli da spalla, un altro straniero che "ci ha allontanati dicendo che ci pensava lui e per mandarci via ci sputava e gridava che non dovevamo fare denuncia, che non era nulla di grave e che l’aggressore lo aveva già fatto la settimana prima".

E’ un racconto di chi rimarrà segnata nell’animo per la sorte di un amico anch’egli poco più che 18enne, un ragazzo eccezionale, bravo, mite dicono i colleghi di una caffetteria in centro, un giovane che rimarrà segnato anche fisicamente dal vile pestaggio che ha subito; zigomo fratturato, setto nasale rotto, occhio tumefatto. "La persona, che diceva che ci avrebbe aiutato, ha sottratto in un primo tempo il cellulare al nostro amico mentre era a terra. Poi è ricomparso", continua la testimone. "Siamo spaventatissime. Io e la mia amica non abbiamo dormito. Eravamo solo due ragazze ed il nostro amico che è anche mio collega. Non ci ha aiutato nessuno. Il 112 è intervenuto ma ormai avevamo spostato il nostro amico in piazza dei Cavalieri perché in piazza Dante c’erano ancor quei due".

Ciò che emerge è la sensazione di impunità e di violenza che si propaga e l’analisi di Luigi di Vetta del comitato "Vendesi Vettovaglie" va a toccare un nervo scoperto, quando dice: "Varie amministrazioni comunali hanno permesso che alcune zone della città fossero zone franche da lasciare al degrado sociale di alcol, droga, risse, e violenze. Bene non si è tenuto conto del contagio. Queste zone contagiano quelle accanto come Piazza Dante che dalla scorsa estate è teatro di risse ed altro. Accanto c’è piazza delle Vettovaglie in cui si è permesso per decenni di tutto e di più. Questo ennesimo episodio testimonia che i residenti non parlavano come gli è stato rinfacciato di una "sensazione e o percezione di insicurezza", è la realtà che si sconta per l’aver lasciato terreno al degrado che prolifica là dove regnano impunità e regole".

Carlo Venturini