![Sentenza della Corte dei diritti dell’uomo su un caso pisano: la donna sarà risarcita . I giudici: "Risposta non proporzionata delle autorità alla gravità dei fatti denunciati". Sentenza della Corte dei diritti dell’uomo su un caso pisano: la donna sarà risarcita . I giudici: "Risposta non proporzionata delle autorità alla gravità dei fatti denunciati".](https://www.lanazione.it/image-service/view/acePublic/alias/contentid/NGNjNGJhMDAtMzhjOS00/0/stalking-processo-tardivo-italia-condannata-in-europa.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
Sentenza della Corte dei diritti dell’uomo su un caso pisano: la donna sarà risarcita . I giudici: "Risposta non proporzionata delle autorità alla gravità dei fatti denunciati".
Troppo tempo per indagare e condannare. La Corte europea dei diritti dell’Uomo (Cedu) ha condannato l’Italia a risarcire una donna "vittima di stalking". Fatti che erano accaduti a Pisa dal 2007.
L’uomo, ex compagno, era stato accusato di averla seguita, di aver passato al setaccio il suo telefono, averla insultata e minacciata. Ma i giudici di Strasburgo hanno rilevato che non si agì con tempestività: "Sono trascorsi 3 mesi prima che la denuncia della donna fosse registrata", e in seguito "l’ex compagno è stato rinviato a giudizio circa 4 anni dopo la presentazione della denuncia" e "la sentenza di primo grado è stata pronunciata più di 6 anni dopo", come riporta l’agenzia Ansa. Inoltre indicano che, "16 mesi dopo, la Corte d’Appello ha assolto l’uomo dai fatti commessi prima del 25 febbraio 2009, poiché la legge che prevede il reato di molestie non era ancora entrata in vigore, e ha dichiarato prescritti i fatti penali contestatigli dopo tale data".
La Cedu si è già espressa su casi di violenza contro le donne: gli Stati devono agire velocemente. Nello specifico della vicenda pisana la Corte è esplicita, dicendosi "non convinta che... le autorità abbiano mostrato una reale volontà di garantire che l’ex compagno fosse chiamato a rispondere del proprio operato". Anzi, "ritiene che i tribunali nazionali abbiano agito in spregio al loro obbligo di garantire che l’uomo, accusato di minacce e molestie, fosse processato rapidamente e non potesse quindi beneficiare della prescrizione".
Nel dettaglio "non si può dire che le autorità italiane abbiano agito con sufficiente tempestività e ragionevole diligenza", scrive la Cedu. "Considerata la loro incapacità di condurre un’indagine e di garantire che l’autore del reato fosse perseguito e punito senza indebiti ritardi, le autorità nazionali non hanno fornito una risposta proporzionata alla gravità dei fatti denunciati e questo ha prodotto come risultato il fatto che l’uomo ha goduto di una totale impunità", scrive ancora la Cedu condannando il nostro Paese.
Antonia Casini