
Il presidente del Pisa Giuseppe Corrado
Pisa, 3 febbraio 2021 - Nel calcio bisogna saper investire e non mettere mano al portafogli spendendo è basta. La dimostrazione? Il buon lavoro della dirigenza del Pisa, oculata e tra i protagonisti in positivo in cadetteria dal punto di vista economico. Quanto spende il Pisa e quanto spendono per gli stipendi le altre società di serie B? Da un controllo incrociato tra i bilanci delle 20 compagini del campionato cadetto, oltre ai dati divenuti pubblici in Figc, è possibile fare un raffronto sui prospetti degli emolumenti variabili e fissi. Cosa significa? Gli elementi fissi si riferiscono a tutte quelle voci sui compensi che vengono riconosciute ai dipendenti, allo staff e ai calciatori ogni mese, in poche parole lo stipendio. I costi variabili invece riguardano le ferie, gli straordinari, i premi e altri benefit legati ai contratti, specialmente dei calciatori. Il Pisa, alla prima verifica del 31 ottobre scorso, risulta spendere 6.439.364,63 euro di emolumenti fissi e 1.115.206,46 euro di emolumenti variabili, per un totale di 7.554.571,09 euro. La società nerazzurra ha aumentato di quasi un milione il dato sugli stipendi dello scorso campionato, rimanendo però in linea con i dati delle altre società del campionato. Il Pisa infatti è la tredicesima società del campionato a spendere di più, ma la sua spesa è attualmente in linea anche con la propria posizione in classifica, dato che in graduatoria la squadra di D’Angelo si trova all’undicesimo posto in campionato. L’esempio più virtuoso resta quello del Cittadella, con una spesa pari a 3.245.027,91 euro di stipendi, una vera e propria mosca bianca all’interno del campionato, che a questo punto della stagione, dopo 20 partite, si trova anche al quinto posto, per una resa massima tra punti fatti e soldi spesi, pari a circa 95 mila euro a punto conquistato in classifica. Anche il Pisa è un esempio virtuoso, perché nel rapporto punti ottenuti e spesa per gli stipendi, si trova al settimo posto con poco meno di 280 mila euro per punto conquistato. Un dato che conferma, ancora una volta, tabella alla mano, quanto il diesse Roberto Gemmi abbia lavorato bene, così come ha lavorato bene in società il direttore generale Giovanni Corrado, dimostrando quanto sia importante saper spendere il budget a disposizione. Chi sono invece i «Paperon de’ Paperoni» del campionato? Sorprende sapere che non è il Monza di Berlusconi la società che spende di più per gli stipendi, bensì la Spal, con un monte ingaggi, tra costi fissi e variabili, pari a oltre 22 milioni di euro. Una cifra mastodontica, anche nel rapporto punti/soldi spesi, con poco più di 650 mila euro per ogni punto conquistato. Il Monza però si piazza al secondo posto con poco meno di 19 milioni di euro di stipendi, per un tutale di 541 mila euro per ogni punto conquistato. Chiude il podio dei più spendaccioni il Lecce, a svariati milioni di distanza dal Monza, con una spesa per gli stipendi di oltre 13 milioni di euro. il Lecce, a svariati milioni di distanza dal Monza, con una spesa per gli stipendi di oltre 13 milioni di euro. Nettissima la distanza tra i più ricchi e i più ‘poveri’. Oltre al Cittadella, che capitalizza al massimo le proprie spese per gli stipendi infatti, al penultimo posto c’è la Reggiana con poco più di 4 milioni di euro, un dato praticamente identico al Cosenza. Non stupisce comunque il dato su Lecce, Spal, ma anche sul Brescia, a 11 milioni e mezzo di euro di spesa per gli stipendi. Queste tre società infatti possono beneficiare, oltre alla mutualità che arriva dal campionato cadetto e ai diritti tv, anche dell’ingente paracadute previsto per le società che retrocedono dalla Serie A. Le tre squadre infatti si spartiscono una torta di 45 milioni di euro, con 10 milioni per Lecce e Brescia e 25 per la Spal, cifre assegnate a seconda del numero di stagioni trascorse in Serie A prima di retrocedere, per rendere più morbido l’impatto con la Serie B. Naturalmente da questa tabella non si considerano i dati aggiornati del calciomercato di gennaio appena concluso, ma sono relativi alla prima parte del torneo cadetto, fino appunto al 31 ottobre scorso, data in cui le cifre sono state prese in esame.
Michele Bufalino