STEFANIA TAVELLA
Cronaca

Stop al cibo sprecato: "Mappa delle eccedenze per limitare gli sprechi"

Accordo fra Regione e Università per fare fronte al problema. Gallo (Scienze Agrarie): "Si produce di più del vero fabbisogno".

Stop al cibo sprecato: "Mappa delle eccedenze per limitare gli sprechi"

Una colletta alimentare davanti al supermercato (foto d’archivio)

"Produrre meno e facilitare le donazioni agli enti caritatevoli, sensibilizzando produttori e consumatori sul problema degli sprechi". Sono alcune delle soluzioni suggerite da Giulia Gallo, dottoranda del Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Pisa, per far fronte al problema degli sprechi alimentari. Secondo i dati nazionali solo nel 2023 sono state sprecate 8,7 milioni di tonnellate di cibo, pari a 146 kg per abitante: numeri allarmanti in risposta ai quali la Regione Toscana ha firmato a luglio una convenzione con il Dipartimento di Scienze Agrarie proprio per analizzare il problema dello spreco alimentare nelle prime fasi della filiera produttiva, uno studio che è stato affidato a Gallo.

Su cosa sta lavorando?

"Ho iniziato a collaborare con la Regione Toscana per tracciare i flussi di produzione e identificare le problematiche relative alle eccedenze alimentari nelle aziende agricole e in quelle di trasformazione alimentare, cercando di individuarne cause e motivazioni. L’obiettivo è quello di fornire indicazioni per prevenire gli sprechi oppure trovare strade alternative, per esempio facilitando le donazioni a enti caritatevoli. Spesso, infatti, questa opzione non viene presa in considerazione perché i produttori stessi non conoscono le procedure da seguire o non sanno di avere sgravi fiscali".

Ma da dove deriva gran parte degli sprechi?

"Uno dei problemi principali è rappresentato dalle richieste e dagli standard imposti dalla grande distribuzione. I supermercati chiedono quantità elevate e prodotti standardizzati: quindi se una mela non ha determinate caratteristiche non può essere venduta e viene scartata già dagli stessi produttori".

E ci sono anche conseguenze ambientali.

"La produzione di cibo è una delle filiere che produce più emissioni. E’ un paradosso che in una fase di cambiamento climatico come quella che stiamo vivendo, così tanta energia sia impiegata per produrre cibo che viene poi buttato".

Quale può essere la soluzione?

"Intanto, bisognerebbe intervenire a livello normativo: c’è un problema di sovrapproduzione alla base, causata anche dalle politiche europee che stimolano una produzione superiore all’effettivo fabbisogno della popolazione. Bisognerebbe produrre meno ma con finalità specifiche. E anche il consumatore può fare la sua parte...".

In che modo?

"Per esempio, iniziando ad accettare il fatto di non trovare sempre tutto in grandi quantità al supermercato, o ortaggi uguali fra loro e perfetti, anche perché in natura non lo sono".