di Antonia Casini
Sono state accolte tutte e tre le costituzioni di parte civile, nonostante le eccezioni della difesa per due. Processo per l’omicidio della dottoressa Barbara Capovani, Regione, Asl e Ordine dei medici sono dentro al procedimento, oltre alla famiglia della professionista tutelata dall’avvocato Stefano Del Corso. I vertici dei tre enti hanno voluto così fare un gesto simbolico per ribadire "il no alla violenza verso i sanitari". "L’aggressione della dottoressa Capovani e la violenza dei colpi inferti all’uscita dal lavoro che ne provocarono la morte hanno suscitato grande emozione e cordoglio nella comunità toscana, tra i suoi colleghi e nell’intero mondo della sanità. Fin dai primi minuti dopo l’aggressione una vasta partecipazione ha circondato di affetto la famiglia in ore drammatiche in cui la speranza ha lasciato spazio ad una grande e profonda commozione per la morte di una professionista amata e stimata", afferma l’assessore regionale alla Sanità Simone Bezzini. "Vogliamo così richiamare quanto grande sia il danno arrecato al sistema sanitario toscano con la perdita della dottoressa Capovani e affermare ancora una volta, anche in quella sede, la vicinanza e la partecipazione della Regione Toscana al dolore della famiglia e dei colleghi".
"Soddisfatto della decisione del Tribunale" il presidente dell’ordine Giuseppe Figlini, "anche se purtroppo le aggressioni, sia verbali che fisiche, al personale sanitario proseguono in tutta Italia. Il nostro è un modo per essere vicini ai colleghi e, naturalmente, alla famiglia. Ma, al di là di questo tristissimo caso, occorre aumentare i posti letto negli ospedali, una misura che può contribuire a ridurre la rabbia nei cittadini. La loro carenza, infatti, con le conseguenti attese, con le persone che passano ore in barella e i vari disagi, è spesso motivo di nervosismo tra pazienti e parenti. In Italia, a fronte di una media europea di circa 5 posti letto per mille abitanti, arriviamo a malapena a 3. Posso capire quindi a volte i toni esasperati, non certo comprenderli, né tantomeno è tollerabile la violenza, anche se, ripeto, i responsabili di questa situazione non sono i camici bianchi, ma semmai un sistema che ha tagliato fondi alla sanità da tempo".
"La tragica morte della nostra professionista - commenta Maria Letizia Casani, direttrice generale Asl - ci ha lasciati tutti sconvolti e sgomenti, ma nel suo nome vogliamo agire anche dal punto di vista legale. E’ una maniera doverosa per far sentire la nostra vicinanza e solidarietà ai suoi familiari e ai colleghi che tanto l’hanno apprezzata dal punto di vista umano e professionale. La sua forza e insieme la sua leggerezza nell’affrontare qualsiasi situazione, anche quelle più complesse, resteranno sempre nel nostro cuore, insieme alla sua sensibilità e al suo coraggio. Si tratta anche di un segnale contro tutte le forme di violenza verso gli operatori della sanità, rispetto alle quali comunque la nostra Azienda ha da tempo avviato anche altre iniziative".