
La professoressa Paola Binda, prima autrice dell'esperimento scientifico che ha effettivamente dimostrato che l’apprendimento si legge negli occhi
Pisa, 7 marzo 2025 – La malizia è negli occhi di chi guarda, e a quanto pare anche la capacità di apprendere. L’Università di Pisa ha infatti pubblicato uno studio dove è stato dimostrato che l’apprendimento statistico, ossia la capacità di capire le informazioni in modo del tutto automatico e inconsapevole, si può rintracciare... letteralmente in un batter d’occhio, grazie alla costrizione o dilatazione delle pupille alla vista di un’immagine. Con l’ausilio di alcuni pazienti, i ricercatori di Unipi hanno mostrato immagini che riportavano insiemi di barrette apparentemente casuali con una successione temporale molto rapida e regolata da una struttura fissa: ogni immagine contenente 24 barrette era seguita da una con 6 barrette, 2 barrette erano seguite da 12 barrette e così via a creare delle coppie fisse di numerosità. Le immagini, scorrendo molto velocemente, non potevano essere memorizzate, eppure il diametro pupillare dei pazienti oscillava sistematicamente a ogni ripetizione delle coppie, particolarità che non avveniva in un esperimento con le stesse immagini presentate in ordine casuale. Un esperimento scientifico che ha effettivamente dimostrato che l’apprendimento si legge negli occhi e lo studio, spiega la prima autrice del lavoro e professoressa di Unipi Paola Binda, “ci dice che il nostro sistema visivo è sensibile alle regolarità statistiche dell’ambiente anche quando non siamo in grado di percepirle in modo consapevole”.
In questo senso, aggiunge la professoressa, “il diametro pupillare si conferma una ricca fonte di informazioni sul funzionamento dei nostri sistemi sensoriali e cognitivi: una vera e propria finestra sulla mente e sulle sue capacità di apprendimento”. Lo studio è partito dal presupposto che tantissime informazioni del nostro comportamento sono apprese in modo spontaneo e inconsapevole, basti pensare all’acquisizione del linguaggio: “per imparare non ci servono istruzioni o indicazioni – continua Paola Binda – siamo capaci di farlo sin dalle prime settimane di vita, semplicemente ascoltando i suoni della nostra lingua. Probabilmente, questa forma di ‘apprendimento statistico’ è importante per estrarre un senso da tutti i segnali sensoriali, non solo uditivi ma anche visivi, tattili e altro”. La capacità di leggere l’apprendimento nello sguardo potrà essere utile anche nello studio dei processi cerebrali complessi e, conclude la professoressa Binda, “Nel lungo termine, questo tipo di ricerca potrebbe consegnarci nuovi strumenti per caratterizzare le differenze interindividuali dell’apprendimento e le sue disfunzioni”.