
Gli alberi «addobbati» con pezzi di plastica e rifiuti, lungo l’Arno pisano
Alberi che fungono da pesca a strascico di tonnellate di plastica con sponde e argini ridotti a "lasagne di strati di rifiuti". Le foto ed i video mandati da un nostro lettore e pescatore, Michele Valeriani sono emblematiche del livello di inquinamento in cui versa l’Arno dalla zona dell’empolese fino a Castelfranco di Sotto per arrivare alla foce dello Scolmatore dove abbondano elettrodomestici abbandonati, batterie usate, portafogli rubati. Valeriani, da pescatore navigato, ha avuto l’idea di portare a pescare due suoi amici finlandesi, tra questi c’era il vice campione del mondo in una tecnica di pesca sportiva tipica della Finlandia.
"Per questo viaggio di pesca fatto a piedi ed in gommone avevo scelto il tratto dell’Arno pisano perché più spettacolare. Lo spettacolo c’è stato ma è stato da paesaggio post guerra nucleare, un paesaggio fatto di alberi che sono diventati delle scope, o delle reti dove si impiglia plastica stracciata". Valeriani si è scusato coi i suoi ospiti. "Il viaggio di pesca - racconta – era stato pianificato per tempo. La meta che avevo scelto per ‘fare bella figura’ era il tratto di Arno Pisano, per la bellezza del contesto. Mi sono vergognato e le scuse non saranno mai abbastanza. Quando siamo arrivati sul fiume, siamo rimasti colpiti dalla bruttezza di tale contesto: una marea di plastica appesa agli alberi e sulle sponde. Sì lo so, c’è stata la piena ma di piene ce ne sono sempre state, e quel tratto di fiume lo frequento da anni: non era mai stato pulitissimo, ma neanche una discarica". Dalle foto inviateci, si può intuire lo scenario ben più offensivo se visto dal vivo. "La cosa che può meravigliare è che se si passa con la macchina sui ponti, o lungo le sponde non si vede quello che abbiamo dovuto sopportare appena messa l’imbarcazione in acqua. Lo scenario era simile a quei corsi d’acqua di Paesi super inquinati asiatici".
Ma lui e il suo gruppo di amici, seppur scoraggiati non si danno per vinti e decidono di cambiare zona. "Ci siamo diretti verso lo Scolmatore che era in secca. La situazione era ottimale per un certo tipo di pesca. Era ottimale a livello teorico perché in pratica, è stato peggio. C’era di tutto: portafogli rubati, elettrodomestici, batterie di auto buttate sugli argini". Valeriani vuole capire di più e: "Ho mostrato le foto ad un amico biologo. Sugli argini ci sono stratificazioni di plastiche lì forse da anni. Le plastiche appese ai rami si cuoceranno al sole e cadranno in acqua andando ad ingigantire la quantità di microplastiche che andranno in mare. La plastica sugli alberi è poca rispetto a quella sul fondo. Insomma, si è innescato un circolo vizioso, dannoso forse irreparabile".
Carlo Venturini