
Giovanni Paolo Benotto: "L’ho incontrato dopo l’elezione, ci chiese di parlare dell’Italia". Saverio Cannistrà: "Messaggio e testimonianza ci hanno profondamente evangelizzato".
di Gabriele Masiero
Erano appena scoccate le 10 del mattino quando le campane della Torre pendente, il campanile del Duomo, hanno iniziato a suonare a morto, annunciando così ai turisti che gremivano una delle piazze più visitate al mondo la morte di Papa Francesco. In pochi hanno capito, poi però la notizia ha iniziato a correre sui social e sugli smartphone e sono entrati in cattedrale per rivolgere una preghiera in memoria del Pontefice o semplicemente per accendere una candela. "Ho incontrato Papa Francesco - ha ricordato l’arcivescovo emerito Giovanni Paolo Benotto - 15 giorni dopo la sua elezione, durante una visita dei toscani e si mostrò subito molto alla mano visto che si mise lui stesso a spostare le poltrone per creare un cerchio nel quale ci sedemmo e ci disse: io conosco l’Italia dei miei genitori, fatemi conoscere voi quella di oggi". Ha poi aggiunto che il pontefice è sempre stato "una persona semplice, immediata, capace di trovare le corde giuste per entrare in relazione con le persone con cui si trovava e che desiderava fareda tramite perché ogni persona, chiunque fosse, potesse incontrare il Signore Gesù". Ed è questo "il messaggio che ci lascia: in ogni persona è presente il Cristo, soprattutto in chi è più lontano, chi è ai margini, chi è scartato dalla società, chi non viene riconosciuto nella sua dignità di persona umana, alle periferie del mondo". Sottolineando, che "ogni Papa ha sempre interpretato il suo servizio secondo le inclinazioni personali di ciascuno" ha osservato che Bergoglio nella domenica di Pasqua nellanbenedizione dalla loggia di San Pietro "con le sue parole che riusciva a pronunciare a fatica, con il gesto delle sue mani che salutavano, e la mano destra che a malapena si alzava per la benedizione ha inteso inviare all’umanità un segno preciso per permettere alle persone di capire come la fragilità, in questo caso del Papa, non fosse un ostacolo all’incontro col popolo di Dio, ma strumento per arrivare ancora più direttamente ai tanti fragili del mondo".
La pensa così il successore, il nuovo arcivescovo Saverio Cannistrà, che sarà ordinato il prossimo 11 maggio, ma che è già stato vicino alla Chiesa pisana, partecipando ieri sera alla funzione in Cattedrale: "In questo momento triste resto in silenzio e in preghiera, ringraziando il Signore per papa Francesco, per la sua instancabile generosità e per la capacità di farsi prossimo a ogni persona, con la semplicità di un autentico fratello. Un messaggio e una testimonianza che ci ha profondamente evangelizzato". Monsignor Cannistrà ha voluto testimoniarli ieri sera. In prima persona