REDAZIONE PISA

Tagli ai finanziamenti statali: l'allarme del rettore Zucchi sull'università di Pisa

Il rettore Zucchi denuncia i tagli al fondo di finanziamento ordinario e le difficoltà di bilancio dell'università di Pisa.

Il rettore Riccardo Zucchi

Il rettore Riccardo Zucchi

"Se confrontiamo dati omogenei e comparabili, a Pisa la riduzione effettiva del fondo di finanziamento ordinario rispetto allo scorso anno è di 16,5 milioni di euro. I finanziamenti Pnrr e altri finanziamenti competitivi che ci siamo procurati sono rilevanti, ma sono vincolati a specifici progetti di ricerca e non possono essere utilizzati per pagare stipendi, bollette o contratti per portierati e pulizie". Così il rettore Riccardo Zucchi torna sulla vicenda dei tagli ai finanziamenti statali e, più in generale, alle difficoltà di far quadrare il bilancio dell’ateneo. "Abbiamo avuto una riduzione di entrate del 6-7% - osserva il rettore - in un contesto in cui l’85% delle uscite sono sostanzialmente ineliminabili (la principale sono gli stipendi, cresciuti di circa 6 milioni per il solo adeguamento Istat, deciso dal governo ma non ribaltato sul finanziamento ministeriale), il che ci obbligherà nel bilancio 2025 a interventi non semplici e dolorosi, come del resto accadrà per tutte le università pubbliche italiane". Secondo Zucchi, "gli effetti non sono limitati ai servizi esterni, ma toccano in misura maggiore o minore quasi tutte le nostre attività: contratti esterni per la didattica, assegni di ricerca, fondi di ateneo, incentivi alla ricerca, trasferimenti ai dipartimenti e ai centri di ateneo, abbonamenti alle riviste elettroniche, indennità del rettore". "Particolarmente dolorosi - aggiunge - sono gli interventi che riguardano gli studenti, in quanto saremo costretti ad aumentare le tasse, anche se cercheremo di contenere gli effetti sui redditi più bassi. Preoccupante è anche l’impatto sui giovani ricercatori. Faremo i salti mortali per evitare il blocco totale delle assunzioni, ma una dilazione sarà in molti casi inevitabile. In questo contesto non siamo in grado di mantenere invariata la spesa per i servizi esterni, anche se l’ateneo è disponibile a fare quanto può per ridurre l’impatto sociale e le decurtazioni che sono state poste sul tavolo sono assai inferiori a quelle che avremmo diritto a richiedere a termini di contratto" Il problema di fondo, argomenta il rettore, "è che i finanziamenti che il nostro Paese riserva a università e ricerca sono, in rapporto al Pil, nettamente al di sotto della media europea e si stanno riducendo ulteriormente: non si tratta neppure di una strategia limitata alle attuali forze di governo, perché nessuno degli ultimi esecutivi ha mostrato di avere un indirizzo diverso". Quindi, conclude, "senza una forte pressione dell’opinione pubblica per invertire questa tendenza, il problema non è risolvibile".