![](https://www.lanazione.it/image-service/version/c:NDI2MGRlODctNTFjMi00:NThlYjVl/migration.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
Se il talento si prende cura del talento e il merito abbatte le barriere inizia la speranza. E la Nazione riparte. È in fondo questo il messaggio che viene fuori dai risultati del programma Me.Mo 2.0- Merito e mobilità socialehe, avviato tre anni fa, in solitaria, dalla Scuola Sant’Anna ora coinvolge sei scuole di eccellenza italiane (Normale, Imt Lucca, Sissa Trieste, Iuss Pavia, Gssi L’Aquila) e la Conferenza nazionale dei collegi universitari di merito con i loro migliori allievi. Proprio loro sostengono in percorsi di tutoraggio i migliori studenti delle scuole superiori italiane, che provengono da famiglie con genitori non laureati, a partire dal terzo e quarto anno, fino alla maturità, per guidarli in percorsi di orientamento e incoraggiarli nella prosecuzione degli studi universitari.
Il programma sin dal suo avvio ha ricevuto il sostegno del Ministero dell’Istruzione e di Intesa San Paolo (era presente Stefano Lucchini, chief institutional affairs and external communication officer Intesa Sanpaolo) e partner della Sant’Anna anche nella Fondazione Talento all’Opera. Ieri mattina, con il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi in collegamento da Roma, sono stati presentati i risultati delle passate edizioni e l’avvio della terza. Significative le parole di Sabina Nuti, la rettrice della Sant’Anna, che sin dal 2013 lavora al progetto che mette al centro il merito e la mobilità sociale e che, grazie a una squadra di collaboratori e di allievi, è cresciuto e dalle scuole di Scampia e di Palermo si è moltiplicato in tutta Italia, richiamando l’interesse di oltre 100 scuole. "Sono tanti i giovani meritevoli ma ancora troppo pochi si iscrivono all’Università se provengono da contesti familiari deboli. I dati che abbiamo raccolto con le scuole ci raccontano che solo il 30-40% dei ragazzi con il massimo dei voti ma provenienti da contesti critici si iscrive all’università, perché il più delle volte sono lasciati soli anche dalle famiglie che non hanno strumenti adeguati".
Tra i risultati del programma, che per la sua terza edizione ha ricevuto oltre 800 segnalazioni di ragazzi talentuosi (un anno fa erano 450 per 92 scuole), c’è una piccola rivoluzione di ottimismo realizzata dalla Sant’Anna. "Ci siamo accorti – racconta la rettrice Nuti –, nella prima edizione, che c’erano molti ragazzi scoraggiati con in testa una narrativa pessimistica dell’Italia. Ci dicevano siamo un Paese basato sulle raccomandazioni, che il merito non viene valorizzato, persino da quegli strumenti del diritto allo studio dai quali, in realtà, questi ragazzi si sentivano esclusi. Ci dicevano: ‘noi non ce la faremo’".
"E invece – prosegue la rettrice – abbiamo voluto dar loro messaggi positivi, per dimostrare che i protagonisti del loro futuro sono loro e possono farcela". I risultati lo confermano: "Il 90% degli studenti ha deciso di iscriversi all’università e quel 10% non lo ha fatto perché ha intrapreso percorsi artistici o che comunque non richiedevano una formazione universitaria. Questo significa che se il talento si prende cura del talento e il meglio toglie le barriere, possiamo pensare di incidere e fare qualcosa per facilitare la mobilità sociale". Talento e merito sono le parole chiave sulle quali ieri si è appunto soffermato il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi: "Siamo entrati nella fase della pandemia con tassi di crescita tra l’1 e l’1,5%, e scontando ancora la crisi del 2009-2010, tra crisi strutturale e crisi fiscale, molto pesanti per alcune aree come quella dell’educazione – ha spiegato il ministro –. A differenza delle strutture economiche e sociali, il ciclo della trasformazione della scuola è più lungo di quello dei sistemi produttivi. Ecco perché anche il lavoro proposto dalla Scuola Sant’Anna ha il merito di sostenere questi due pilastri fondanti per il rilancio, cioè merito e mobilità sociale per una nuova scuola e una nuova università".
Eleonora Mancini