Sulle orme di Tiziano Terzani... letteralmente. Gli allievi della Scuola Sant’Anna di Pisa hanno voluto ricordare il celebre giornalista e interprete del suo tempo, nel ventennale della morte, con un’iniziativa in queI luoghi dove Tiziano ha studiato da giovane. L’associazione allievi della Scuola ha infatti promosso un evento per ospitare la vedova di Terzani, Angela Staude, tornata alla Sant’Anna per un incontro e dialogo su uno degli studenti più illustri del fu collegio Medico-Giuridico, poi confluito in attuale ateneo. Un modo, sottolinea il presidente dell’associazione allievi Simone Bortoli, "per riscoprire da dove è iniziato il percorso di un pensatore libero e indipendente che è arrivato in tutto il mondo".
Angela Staude Terzani, come si sente a essere tornata qui?
"Sono passati 65 anni da quando Tiziano studiava qui e io lo venivo a trovare da ventenne. Mi ricordo che parlava tantissimo di questo collegio, degli amici e della sua vita a Pisa. Questo è uno dei luoghi più importanti per lui".
Come mai?
"Innanzitutto per l’opportunità che ha avuto di studiare, lui che veniva da una famiglia operaia, in un’università tanto prestigiosa e importante. Ma soprattutto perché qui ha conosciuto giovani e professori di tutta Italia dei quali è rimasta l’umanità: un bagaglio che è stato alla base della persona che sarebbe stata un giorno".
La formazione ha influito molto su di lui?
"Moltissimo, soprattutto quella dei tempi, dove la filosofia era più importante dell’economia e la libertà di pensiero aveva più risalto della capacità di fare soldi. Come diceva anche Tiziano, bisogna studiare per conto nostro, per la nostra persona e la nostra maturità: per ciò che ci interessa e ci anima. Siete a Pisa, luogo dove la cultura tracima da ogni angolo, leggete!".
Come vedrebbe i tempi moderni suo marito?
"Non voglio parlare per lui, ma è sicuramente un momento pericolosissimo con capi di stato che hanno perso la bussola morale e non hanno capito il valore delle parole di chi, come mio marito, ha sempre predicato la pace e il rispetto per gli altri. Io come Tiziano confido nelle giovani generazioni, perché il mondo è loro e possono cambiarlo".
A tal proposito, lei è stata invitata qui da allievi che a malapena erano nati quando Terzani ci lasciava, come si spiega questo interesse nei suoi confronti da parte dei giovani?
"Anche io me lo chiedo spesso, dopo 20 anni dalla morte i giornalisti si sono dimenticati. La mia risposta è che il mio Tiziano aveva alcune particolarità molto rare: ragionava, credeva nella logica e soprattutto era un pensatore libero. Lui ispirava fiducia perché era coerente con se stesso e la sua vita è stata espressione del suo pensiero. Poi...".
Dica.
"Sapeva scrivere e voleva entrare in empatia con le persone e capire le loro storie, mettendosi alla portata di tutti: operai e presidenti. Voleva essere vicino alle persone come mente e cuore e secondo me questo ha contribuito a renderlo, a suo modo, immortale".
Anche questa è una storia che, come diceva Terzani, esiste solo se qualcuno la racconta.