MARIO ALBERTO FERRARI
Cronaca

Test d’ingresso abolito: "No, solo posticipato. Creerà altri problemi"

"Il numero chiuso a medicina non è stato abolito, solo spostato di sei mesi, lasso di tempo in cui le...

"Il numero chiuso a medicina non è stato abolito, solo spostato di sei mesi, lasso di tempo in cui le università dovranno affrontare seri problemi logistici". La Camera dei Deputati ha abolito il numero chiuso a medicina. Con 149 voti a favore e 63 contrari, Montecitorio ha approvato la riforma per l’accesso a medicina, spalancando le porte dell’università a chi vuole fare il medico con l’abolizione del test di ammissione. Nello specifico la riforma, che riguarda solo gli atenei statali, consentirà a tutti gli studenti di seguire i corsi e sostenere una prova di ammissione alla fine del primo semestre, dopo una serie di esami. Per potersi iscrivere agli anni successivi sarà necessario ottenere un determinato punteggio all’interno di una graduatoria nazionale unica. "Finalmente medicina volta pagina - è il commento entusiasta della ministra dell’Università Anna Maria Bernini - superiamo il numero chiuso e diciamo addio ai test d’ingresso che per troppo tempo hanno spento i sogni e le ambizioni di tanti ragazzi. L’Università non si presenta più con l’odiosa dicitura ‘numero chiuso’, ma apre le proprie porte per formare chi desidera diventare medico".

Toni che però sono molto lontani rispetto a quelli di Emanuele Neri, presidente della Scuola di medicina dell’Università di Pisa, che sul tema aveva già parlato in commissione in Senato nel 2023, esprimendo serie perplessità. "L’approvazione del decreto legge ‘Bucalo’ - dice Neri - è un mero spostamento del test di ammissione di medicina al secondo semestre: non è assolutamente un’abolizione del numero chiuso ma un posticipo della selezione".

Dunque una riforma poco incisiva che, però, potrebbe comportare "effetti disastrosi sulle università". Il preside della Scuola di medicina di Unipi aggiunge infatti che "la legge comporterà diversi problemi per gli atenei, in primis dal punto di vista logistico. Ai test d’ingresso si presentano mediamente 2mila candidati, numero simile al totale degli studenti di medicina dei 6 anni. Con questa legge, invece, i 2mila studenti li avremo già nel primo semestre: non abbiamo le strutture, la logistica, le aule per accogliere tutte queste persone e il rapporto docenti-studenti non sarebbe sostenibile. Sono molto preoccupato - conclude il presidente della Scuola di medicina Emanuele Neri - per le criticità di questa legge, in linea con quanto già espresso dal rettore dell’Università di Pisa che l’ha definita ‘inutile se non dannosa’".

M.F.